É un fredda mattinata di gennaio al DC Metro Station di Washington. Un costante fluire di carne umana percorre i lunghi corridoi della metropolitana, illuminata asetticamente dai neon. È il plasma vitale di un assurdo sistema che ci vuole produttivi e consenzienti. Il brontolio sommesso di migliaia di zampette calzate di pelle o di gomma, è interrotto improvvisamente dal suono dolce e pungente di un violino.
Il violinista suona sei pezzi di Bach per circa quarantacinque minuti...
continua...
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