tag:blogger.com,1999:blog-30841187964430906162024-03-05T11:43:00.146+01:00NovocainaNovocaina Staffhttp://www.blogger.com/profile/08393282057583488411noreply@blogger.comBlogger254125tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-22333199250422253752011-01-16T19:26:00.003+01:002011-01-16T19:29:15.786+01:00Scena n. 14. Sogni e finzioni.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYv_qPielwFvp4VX7rs6USVvzvpdKH7tK0Aiq98KZhdcHxcffpG-P7XrszA61mUkpa-00Y0nXoaF2oBwFsN6WyfWDb_4D6cYyjeywwjoDIdil1duL9jRBQ9vIofQAQaM6NEol43GDWM-c/s400/Scena+n.+14.+Sogni+e+finzioni..jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 335px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYv_qPielwFvp4VX7rs6USVvzvpdKH7tK0Aiq98KZhdcHxcffpG-P7XrszA61mUkpa-00Y0nXoaF2oBwFsN6WyfWDb_4D6cYyjeywwjoDIdil1duL9jRBQ9vIofQAQaM6NEol43GDWM-c/s400/Scena+n.+14.+Sogni+e+finzioni..jpg" border="0" alt="" /></a><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYMpHTO5abi4WFP2lKp3-Ukkq4Pg3R0e3_yZUKSApjGYSa9l2JnnQqPf41e3lp-W32itT8ecuEpGe101Im8kGtD_3jEK3oCtE1KZ17HbAKbUXnbqHx5gji_oL5c6LUdkqARWiaRj9zeDQ/s400/Scena+n.+14.+Sogni+e+finzioni.-.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 362px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYMpHTO5abi4WFP2lKp3-Ukkq4Pg3R0e3_yZUKSApjGYSa9l2JnnQqPf41e3lp-W32itT8ecuEpGe101Im8kGtD_3jEK3oCtE1KZ17HbAKbUXnbqHx5gji_oL5c6LUdkqARWiaRj9zeDQ/s400/Scena+n.+14.+Sogni+e+finzioni.-.jpg" border="0" alt="" /></a><p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Ernesto è vestito elegantemente, addirittura con un fazzolettino di seta che sporge dal taschino della sua giacca. Arriva sul palco con passi lenti, fumando la sua sigaretta come se fosse talmente sicuro di sé da non aver bisogno di altro, se non quel suo sguardo ipnotico, quasi malato, di chi vive delle proprie convinzioni, e non ha bisogno di altro. Continua a fumare con i suoi gesti lenti, la faccia quasi una maschera, si guarda appena un po’ attorno, giusto per rendersi conto della scarsa mobilia da cui è circondato in quella stanza dove adesso si trova, quasi non fosse la casa che abita, quella dove vive la sua famiglia.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>In un angolo una donna sta lì, seduta, immobile, non dice niente, non fa alcuna domanda, non ha bisogno di sentire la voce di Ernesto per sapere quello che pensa, e lui semplicemente la ignora, o almeno finge che neanche ci sia, o di non averla veduta. Lei guarda nel vuoto, ed è come se pensasse: a cosa serve vedersi, parlare, scambiare delle opinioni attorno alle quali trovarsi probabilmente d’accordo, oppure no? Neppure questo fa differenza. I miei pensieri spesso si alzano accompagnati dal vento, come aquiloni, ed io certe volte mi perdo seguendo le loro traiettorie. Nessuno mi segue in questi percorsi, così resto distante da tutti, anche dal mio compagno, è così, è inevitabile.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>La donna si alza, fa due passi in avanti, si ferma davanti al pubblico immerso nel buio, e dice d’un fiato: sto bene, non c’è assolutamente da preoccuparsi; questa è la mia casa e qui dentro c’è tutto quello che nella mia vita sono riuscita a desiderare. I vicini e i conoscenti mi fermano spesso per strada, dicono che sono una bella signora, piena di vita e di allegria, si vede da lontano che tutto mi va a gonfie vele. Io lascio dire, abbasso lo sguardo per timidezza, forse mi schernisco perché, anche se non sono perfettamente d’accordo, certe cose mi piacciono, mi fanno addirittura arrossire.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Perché mai non dovresti essere d’accordo, dice Ernesto senza guardarla; in fondo quello che vedono quelle persone, risponde a verità. Oppure pensi che sia doveroso cercare di fingere qualcosa, affinché gli altri non stiano a chiederti cose che ti potrebbero creare disagio? In un caso o nell’altro non risulti essere affatto la persona che pensano, visto che certi aspetti dici ti piacciono, però non sai sostenerli, non ti interessa dire la verità, perché questa ti sembra vada a scapito di qualche altra cosa. Alla fine ti poni dentro una gabbia, e spieghi però che stai bene così.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>La donna si volge lentamente verso il vestito elegante di Ernesto, poi torna a guardare la gente immersa nel buio. Non ci sono delle ragioni precise, dice pesando le sue parole; ma all’improvviso, dopo tutti questi anni, mi sento completamente da sola. Ho tirato su questa casa, questa famiglia, ma alla fine vedo che si è formata un’enorme distanza tra me e tutti gli altri. Per questo forse rifuggo da tutto, ma il percorso non è solo mio, è l’incomunicabilità generale che ci ha portati fin qui. Adesso mi accontento di sognare, e fingere certe volte che i sogni siano la realtà.<span style="mso-spacerun:yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Ernesto si fa avanti, si rivolge al pubblico adesso con una espressione diversa, getta a terra la sua sigaretta, muove una mano come in aiuto alle parole che vorrebbe esprimere, muove il tronco, la testa, si guarda attorno, apre la bocca, si pianta dritto sui piedi, si irrigidisce, tira su il collo, spalanca i suoi occhi, guarda lontano, alle file più buie della platea che ha di fronte, a tutti coloro che lo stanno seguendo, che non perdono neppure un piccolo gesto; e infine: resta semplicemente in silenzio. Si chiude il sipario. <span style="mso-spacerun:yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><o:p> </o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Bruno Magnolfi - Immagini di Giulia Tesoro.</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-26763595923514664112010-11-11T22:14:00.002+01:002010-11-11T22:16:22.709+01:00(Profilo n. 5). Nessuna socialità.<p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><o:p> </o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Era fin dalla mattina che non stavo bene. In ufficio non era capitato niente di nuovo, avevo sbrigato le solite cose come ogni giorno, avevo scambiato anche qualche parola con i colleghi, niente di speciale, i soliti apprezzamenti e le solite battute scherzose. Una volta tornato a casa con la mia macchina, avevo notato come tutte le cose fossero rimaste esattamente com’erano, senza che niente si fosse spostato o io ricordassi di averlo messo in un luogo diverso. Pensavo che era difficile tirare avanti in quella solita esatta maniera, non trovavo nessun gusto nel vedere come tutto restasse esattamente così, senza nessuna variazione, perché questo immobilismo mi dava la nausea. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Allora ero uscito di casa, avevo fatto un giro a piedi lungo la strada principale del mio quartiere, poi ero entrato dentro un locale, un bar qualsiasi, dove sinceramente non ero mai stato. Sentivo l’espressione del mio viso quasi irriverente verso chiunque, come un maschera che mostrasse la voglia per chi la indossava di stare da solo, di essere fuori dagli atteggiamenti ordinari, lontano da tutti, ma dovesse piegarsi a convivere con persone casuali con le quali confrontare degli atteggiamenti normali, scambiare qualche parola, mostrarsi sociale. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Mi ero fatto servire una birra, poi mi ero accostato al biliardo in fondo alla sala, dove giocavano in tre o quattro, ma giusto per guardare qualcosa e ascoltare qualche opinione. Un uomo ben vestito vinceva, ma in silenzio, pacatamente, senza mostrare la sua superiorità, evitando di dare a vedere la soddisfazione, che probabilmente provava, per quanto era capace di fare. Osservai le sue mani, i suoi modi di comportarsi. Qualcuno tra i giocatori si lamentava della serata sfortunata, altri incassavano la sconfitta senza troppo dannarsi. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Appoggiai la mia birra su un tavolo, mi sedetti al margine della zona di gioco. Rimasi diversi minuti in silenzio, sempre osservando quei giocatori, infine irruppi con una fragorosa risata che non saprei neanche dire da che cosa fosse causata. Mi guardarono tutti, ognuno immaginando che ridessi di lui, o di qualcosa a lui riferibile, ma nessuno trovò niente da dire. Infine mi alzai, chiesi scusa del mio atteggiamento, pagai la mia birra ed uscii. Rimasi sul marciapiede qualche minuto, senza sapere esattamente che fare, se tornarmene a casa oppure no, fino a quando dalla porta del bar vidi uscire l’uomo ben vestito che poco prima vinceva al biliardo. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Si era incamminato verso il parcheggio poco distante, ed io lo seguii. Attraversammo la strada a pochi passi di distanza, lui aveva coscienza che io gli ero dietro, ne ero sicuro, ma continuava a mostrare la sua indifferenza. Infine estrasse la chiave della sua auto, mise la mano sulla maniglia della portiera nell’esatto momento in cui io ero lì, accanto a lui, senza neppure saper bene cosa stessi lì a fare. Lo colpii al volto con un pugno fortissimo, tanto da farlo cadere, poi gli assestai alcune pedate, mentre era a terra, che probabilmente gli fecero perdere i sensi. Mi allontanai con indifferenza, senza che nessuno si fosse accorto di niente. <span style="mso-spacerun:yes"> </span><span style="mso-spacerun:yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Continuai nel mio giro lungo le strade del mio quartiere, avevo il fiato grosso, sentivo la fronte sudata per l’impegno che mi aveva richiesto quella mia azione. Non ero contento, non mi sentivo particolarmente sollevato per ciò che avevo compiuto, però sapevo che era stato un mio preciso dovere quello di accanirmi su una persona qualsiasi: era come se non avessi potuto sottrarmi dal compiere ciò che sentivo nella mia natura di uomo, quasi che per uscire almeno per un attimo dal ruolo di persona ordinaria, non mi restasse altro che fare così.<span style="mso-spacerun:yes"> </span><span style="mso-spacerun:yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Rientrai in casa dopo aver ritrovato la calma: non sentivo niente dentro di me, solo quell’indifferenza di sempre, quella solita medesima sensazione, della quale sinceramente avrei fatto anche a meno. Cercai di pensare qualcos’altro che non fosse solo me stesso, però mi resi conto che non era possibile: tutto intorno vorticava su ciò che io ero, o almeno su ciò che potevo dimostrare di essere. Quando mi adagiai sopra al letto sentii di star bene: un’altra giornata era trascorsa, non era poco, forse potevo affrontare le prossime con un minore malessere.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><o:p> </o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Bruno Magnolfi</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-6236136488532589822010-10-21T15:23:00.003+02:002010-10-21T15:32:17.112+02:00La musica dentro<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjq8tA4urASACjncTS6gdGonRh391jPyUSQIWPe7O-DJvCmLw99J37d9my-Dq_y-24LuUO9AevjOWZ8Au5fp4IhGNUhGfXPxyFcZ8DsUBrOBb6-BZBaufYbH4OtD6yZBXDnkmZhxSfyrKWy/s1600/La+musica+dentro.jpg"><br /></a><br /><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dwJqSL9ZGMhwtab3AQ41hkeTwO9Xm4uMh5s71x4na0Ri9VgsreA9hU6HBteMzjYn3jf95h71KUeGL9FpY-V' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-87471044364647750452010-09-24T22:01:00.003+02:002010-09-24T22:05:05.226+02:00In mezzo alla guerra<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKtqW9SOkk05vtjNL0ot2JpkxMSgnoMbB5BHPrApVj8k5FW_TB8qrbIulEdecE10k3l_0s_xgDz_jwewbSq_M4t-3cofB2qQZoUM1CGYqnRiNyK3fVXyqwriXvPQJE9UQk7EdGeli7VOfS/s1600/In+mezzo+alla+guerra.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKtqW9SOkk05vtjNL0ot2JpkxMSgnoMbB5BHPrApVj8k5FW_TB8qrbIulEdecE10k3l_0s_xgDz_jwewbSq_M4t-3cofB2qQZoUM1CGYqnRiNyK3fVXyqwriXvPQJE9UQk7EdGeli7VOfS/s400/In+mezzo+alla+guerra.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5520573190741159026" /></a><p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Non ho detto niente quando mi hanno chiesto qualcosa. Sono rimasto in silenzio, non mi sono mai fidato di chi fa troppe domande. Sono vecchio, questo è vero, ma ciò non vuol dire che sia rincretinito: ho capito benissimo cosa volevano sapere, forse bastava annuire qualcosa, far finta di stare al disopra di certi meccanismi. Il resto, tutto ciò che mancava dei miei accenni, delle parole che avrebbero voluto sentir dire, ce lo avrebbero messo loro, con grande piacere. Ma io immaginavo già tutto questo e sono rimasto indietro di un passo: ho detto il mio nome, a testa alta, ho detto ciò che sapevo, cose che anche gli altri sapevano, poi ho detto basta, non so niente di altro e non dirò mai qui spontaneamente quello che penso delle vostre congetture, inutile insistere.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Non l’hanno presa benissimo, avrebbero probabilmente avuto bisogno di qualcuno tra i loro avversari che facesse retromarcia sulle convinzioni più note, ma non ero io il loro uomo, e così hanno parlato a voce bassa tra loro, parevano piuttosto nervosi, poi mi hanno lasciato. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Difficile capire il meccanismo a cui stanno dando risposte: si tratta probabilmente di montare informazioni inventate, ma che siano così credibili da apparire assolutamente come vere. Ma per diventare così verosimili qualcuno deve star lì a suffragarle, qualcuno con un passato il più possibile cristallino, tanto da essere creduto per forza, senza alcun dubbio, ed io sono sicuro che lo troveranno, o forse pagheranno qualcuno affinché lo incarni al meglio possibile. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Che mondo di plastica è mai questo, ho pensato, tutto è sempre più finto, le informazioni sono plasmate in modo che servano a chi paga di più, tutti lo sanno, eppure c’è ancora chi, per stanchezza, per semplicità, per smania di qualcosa di diverso, è disposto a credere a tutto, a dar credito in modo completo a quello che viene raccontato ogni giorno. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Sono uscito da quegli uffici pieni di luci elettriche e di vetri oscurati che già mi sembrava di aver ottenuto una qualche vittoria: ho preso l’autobus, sono tornato a casa mia, mi pareva di stare bene, a posto con la mia coscienza. Poi con calma ho ripensato a quelle domande: non erano mai dirette, non si trattava di rispondere si oppure no. Ho iniziato ad avere dei dubbi, poi ho acceso la televisione. Quando è iniziata la mia intervista mi sono subito reso conto che avevano cambiato domande: le mie risposte apparivano ambigue, e le parti che non potevano essere utilizzate le avevano prontamente tagliate. La mia risata ironica sotto alle telecamere era diventata un moto di apprezzamento delle loro posizioni, le mie parole erano state spezzettate, ero dei loro, non ci poteva quasi essere dubbio. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Ho spento il televisore, ho ripensato alla guerra, al fascismo, al mio essere partigiano. Tutto si è fatto sporco, ho pensato, inutile prendersela: forse i miei pensieri e i ricordi sono solo miei. Inutile pensare di condividerli con chi vuole soltanto cavalcarli; non dovevo proprio accettare un’intervista del genere. Ho sbagliato, bisognerebbe gridarlo il mio sbaglio, ma non ho ormai più la voce che me lo permetta.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Bruno Magnolfi</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-62219841894189395332010-09-01T11:36:00.000+02:002010-09-01T11:37:22.670+02:00John & Jack<a href="http://edizioniwilloworld.files.wordpress.com/2010/08/copertina-piccola-john-e-jack2p.jpg"><img class="size-full wp-image-218 alignnone" style="border: 1px solid black;" title="Copertina piccola john e jack2p" src="http://edizioniwilloworld.files.wordpress.com/2010/08/copertina-piccola-john-e-jack2p.jpg" alt="" width="320" height="480" /></a><br /><br />Questo libro raccoglie gli ultimi lavori di Jonathan Macini e Jack Lombroso, due autori crudi e sofferenti che riversano nelle loro storie tutta la loro rabbia per la società bugiarda nella quale viviamo. Il loro descrivere situazioni morbose è un modo per esorcizzare i mali del mondo.<br />Il libro si apre con un racconto a quattro mani iniziato alla fine del 2009 e rimasto incompiuto a causa della scomparsa di Jack. Non si hanno infatti sue notizie da svariati mesi. Lombroso è sempre stato un personaggio sfuggente. È riapparso qualche anno fa dopo più di una decade di vita borderline, ma tutti sapevano che non sarebbe durata. L'alcol, la droga, la depressione, e chissà quale altro mostro, hanno reclamato la sua anima. Jonathan non se l'è sentita di chiudere il racconto da solo e ha deciso di lasciarlo così, come la vita di Jack Lombroso, senza un inizio e senza una fine.<br /><p style="text-align: right;"><em>GM Willo – 26 Agosto 2010</em></p><p style="text-align: left;"><a href="http://www.box.net/shared/7csli1172f" target="_blank">SCARICA GRATUITAMENTE IL PDF</a></p><p style="text-align: left;"><a href="http://www.lulu.com/content/libro-a-copertina-morbida/john-jack/9286833" target="_blank">ACQUISTA UNA COPIA</a></p><p style="text-align: left;"><em>Fonte: <a href="http://edizioniwilloworld.co.nr/" target="_blank">Edizioni Willoworld</a></em></p>GM Willohttp://www.blogger.com/profile/03323592842843726943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-41389941755523231372010-08-19T19:16:00.003+02:002010-08-19T19:22:29.303+02:00Lenta navigazione nell'oscurità<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA-tpOlTukvZmEeZ0liU9sZgxLgeoaKOKVPqhKmvBvF0NgcpG_fvUAl2j5hxQRXPL2cLGFDtifsC7XxMdVv52lLOg_ucUqhPGosK2VLLj5Mh0h_d379v642zCADHqRWGGN-snCCKj4QqEP/s1600/Lenta+navigazione+nell%27oscurit%C3%A0.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA-tpOlTukvZmEeZ0liU9sZgxLgeoaKOKVPqhKmvBvF0NgcpG_fvUAl2j5hxQRXPL2cLGFDtifsC7XxMdVv52lLOg_ucUqhPGosK2VLLj5Mh0h_d379v642zCADHqRWGGN-snCCKj4QqEP/s400/Lenta+navigazione+nell%27oscurit%C3%A0.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5507171668607920146" /></a><p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"></span><span class="Apple-tab-span" style="white-space:pre"> </span>Lei aveva mosso lentamente la sua mano lasciandola scivolare fuori dal bracciolo della sua poltrona, quasi a simulare un piccolo svenimento della volontà, una via di mezzo tra la rilassatezza e il disagio. Lui aveva captato quell’insignificante movimento pur senza volgere lo sguardo dal panorama di fronte, immaginando con facilità lo stato d’animo da cui era pervasa ed il significato che poteva assumere quell’ostinato restarsene in silenzio. La terrazza era fresca in quella tarda serata d’agosto, dopo uno dei tanti pomeriggi torridi, e le fioche luci attorno alle poltrone di vimini lasciavano provare il senso di una lentissima navigazione nel cielo notturno, impreziosita da miriadi di stelle.<span style="mso-spacerun: yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"></span><span class="Apple-tab-span" style="white-space:pre"> </span>Lui accese una delle sue sigarette, aggiunse un cubetto di ghiaccio dentro al bicchiere, poi si alzò dal suo posto, solo per andarsi ad appoggiare con gli avambracci alla ringhiera di ferro battuto. La collina di fronte, con il suo profilo scuro appena visibile, sembrava voler contenere lo sciame liquido dato dalle luci della città poco lontana, e l’assenza quasi totale dei rumori del traffico, che fin lì non riuscivano ad arrivare, pareva una sorta di sospensione del tempo. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Si volse verso di lei, con calma, senza un motivo, e sorrise, evitando di guardarla, ma tenendo gli occhi sopra al bicchiere che ancora teneva nella sua mano. Si sarebbe atteso una domanda, una parola che gli desse la possibilità di spiegare il motivo per cui stava ridendo, ma lei restò immobile, senza dire niente, nella medesima posizione. “Finisco la mia sigaretta e poi rientro”, disse allora lui appoggiando il bicchiere ormai vuoto sul basso tavolo che aveva di fronte. “Ho voglia di fare una doccia e andarmene a letto a leggere un libro”. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Le sue parole gli parvero quasi una battuta di un vecchio film che aveva visto da poco, e la sua voce si spense rapidamente contro la notte che adesso aveva preso quasi ad opprimere con la sua oscurità. Spense la sua sigaretta schiacciandola nel grosso posacenere in vetro, dette un’occhiata sfuggente verso di lei che continuava a restare immobile e ad osservare nel vuoto, poi disse: “Vado”, e rientrò.<span style="mso-spacerun: yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Fu solo quando si era già preparato l’accappatoio e stava per entrare sotto alla doccia che un dubbio lo prese: così tornò indietro, con la camicia ormai sbottonata, l’abbronzatura del torace evidente, il fare di chi si è appena goduto una bella giornata. Si affacciò alla porta della terrazza, vide che lei era ancora nella medesima posizione, e così disse: “Stai bene, vero?”, ma non ricevette alcuna risposta.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Bruno Magnolfi</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-38447726975763352010-08-07T15:52:00.000+02:002010-08-07T15:53:20.263+02:00LETTURE SOTTO LA SCALA<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.socialgo.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/08/letture-sotto-scala.jpg"><img class="size-full wp-image-5185 alignnone" title="Letture sotto scala" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/08/letture-sotto-scala.jpg" alt="" width="406" height="270" /></a><br /><br /><strong>DITA</strong><br /><br />Questa cosa dell’appartenere a un pirla che crede di essere uno scrittore ci fa impazzire dalla gioia. Lui crede di essere padrone assoluto delle sue dita, mentre noi lo compatiamo solidali. Non che sia facile padroneggiare i suoi pensieri, ma se ci si mette d’accordo non è difficile dargli l’impressione di essere lui a scrivere... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/22/dita/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>BELFAST</strong><br /><br />Ricorderò sempre l’arrivo a Belfast, era l’Agosto del 1995 e con una ragazza conosciuta a Dublino decidemmo di saltare sopra un pullman della “Green Line” e varcare il confine con l’Ulster...<a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/23/le-mie-citta-belfast/" target="_blank"> continua...</a><br /><br /><strong>UN PANINO IN COMPAGNIA</strong><br /><br />Erano passati cinque anni dall'ultimo incontro con Marchino. C'avevo passato l'infanzia insieme, i pomeriggi alla sala giochi e le serate sulle panchine, specialmente d'estate. Nel quartiere rimanevamo solo noi due perché i nostri genitori potevano appena permettersi una settimana al mare di ferragosto, una vera tortura... <a href="http://willoclick.blogspot.com/2010/06/un-panino-in-compagnia.html" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>PER IL RESTO DEL CORPO</strong><br /><br />Lo spio in lontananza, per non corrergli incontro con le solite scuse. Sono dispiaciuta per averlo lasciato un po’ da solo anche ieri notte, tra le lenzuola del suo letto a fissare il soffitto e le sue umide facce. Non mi manca il corpo, le sue solitudini da appagare, le compagnie ossessive, gli specchi, i costumi e le sue apparizioni. Il corpo mi chiama il resto. Io sono solo l’anima, forse... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/24/per-il-resto-del-corpo/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>LA VERA STORIA DI CAPPUCCETTO ROSSO</strong><br /><br />Cappuccetto rosso era il soprannome dato dai lupi a una bimbetta odiosa che non aveva paura di nulla, nemmeno della propria odiosità. I branchi selvaggi la temevano più della fame, che li perseguitava meno di quella peste venefica, sempre in giro per il bosco, anche d’inverno, a raccogliere le bacche che erano ormai la sola fonte di sopravvivenza per più di una specie in via d’estinzione, a causa dell’accaparramento di risorse naturali che gli umani avevano perseguito, dall’invenzione del fucile in poi... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/27/la-vera-storia-di-cappuccetto-rosso/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>CASTAGNETO</strong><br /><br />Per andare a casa di Paola facevo la strada del castagneto, uno sterrato dissestato che era diventato col tempo il terrore di tutti gli automobilisti del paese. Tre diverse amministrazioni comunali avevano promesso di asfaltare quella strada, ma in dieci anni nessuno ha mai fatto niente. In Italia cose come queste sono la normalità. Io preferivo così... <a href="http://willoclick.blogspot.com/2010/06/castagneto.html" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>NEI COLORI DEL TRAMONTO</strong><br /><br />I braccianti di colore si erano riuniti tutti tra loro alla fine dell’orario di lavoro, ed erano rimasti lì, in silenzio, come non avessero nessun posto dove recarsi. Infine si erano incamminati lungo la strada sterrata, costeggiando la stalla delle vacche, e svogliatamente erano andati ad infilarsi nelle loro baracche di legno, oltre il rimessaggio degli attrezzi... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/28/nei-colori-del-tramonto/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><em>E LE 101 PAROLE DI...</em><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/06/incubi.html" target="_blank">INCUBI</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/06/addio-al-celibato.html" target="_blank">ADDIO AL CELIBATO</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/06/il-saggio.html" target="_blank">IL SAGGIO</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/06/davanti-al-gregge.html" target="_blank">DAVANTI AL GREGGE</a><br /><br /><a href="http://lagiostradidante.wordpress.com/2010/06/28/la-ballerina/" target="_blank">LA BALLERINA</a><br /><br />Leggi anche: <a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/06/21/letture-col-ciuffo/" target="_self">Letture col Ciuffo</a><br /><p class="getsocial" style="text-align: left;"><a title="Add to Facebook" rel="nofollow" href="http://www.facebook.com/sharer.php?u=http://isilenti.wordpress.com/2010/08/02/letture-sotto-scala/" target="_blank"><img style="border: 0; 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margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.wordpress.com/files/2009/08/gs4102.png" alt="Add to Newsvine" /></a></p><p class="getsocial" style="text-align: left;"><a title="Like This!" rel="nofollow" href="http://getsociallive.com/gslike.php?likeurl=http%3A%2F%2Fisilenti.wordpress.com%2F2010%2F08%2F02%2Fletture-sotto-scala%2F&liketitle=LETTURE%20SOTTO%20LA%20SCALA" target="_blank"><img style="border: 0; margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.files.wordpress.com/2010/04/gslk3.png" alt="Like This!" width="49" height="23" /></a></p>GM Willohttp://www.blogger.com/profile/03323592842843726943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-10782548105928956992010-08-05T17:12:00.002+02:002010-08-05T17:18:36.326+02:00Contro il mio simile<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHUQFBWuyycBYO1Qd32RIL73vblyrL8pqssIgqE6fN9Uq3H8058I2CXVJkVMNO_oAFyJ1J6_X-5sTARSALN1Ibv9lHUjmvUg6s422UQ8XzV3Q2peSm4RyhvN_4RlypOFl2Wetn0uCDsA_X/s1600/Contro+il+mio+simile.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 303px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHUQFBWuyycBYO1Qd32RIL73vblyrL8pqssIgqE6fN9Uq3H8058I2CXVJkVMNO_oAFyJ1J6_X-5sTARSALN1Ibv9lHUjmvUg6s422UQ8XzV3Q2peSm4RyhvN_4RlypOFl2Wetn0uCDsA_X/s400/Contro+il+mio+simile.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5501944425194753538" /></a><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-tab-count:1"><span class="Apple-tab-span" style="white-space:pre"> </span>La prima coltellata la sferrai con forza, stringendo bene con le dita quel manico robusto, affondando il più possibile la lama dentro al corpo. Non parlavo, non dicevo niente, non sentivo il bisogno di dire una sola parola, però guardavo con occhi fissi quello che facevo, ed i miei gesti si convincevano mentre andavo avanti. Non conoscevo quell’uomo, però provavo un sentimento di schifo nei suoi confronti, anche se non ero riuscito a chiarire dentro di me il vero motivo di quella sensazione. Sentivo che non sarei stato capace di cancellare in fretta quella repulsione che provavo, eppure il mio comportamento era l’unico giustificabile, il solo che potevo sentire come mio, immedesimandomi in quei fendenti come se non ci fosse stato altro, nient’altro possibile per me in quei momenti.</span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Di quel corpo provavo un viscerale ribrezzo, forse dello sguardo, forse dell’odore, non so; ciò di cui ero più certo è che non sopportavo di sentirlo ancora respirare, e proprio in quei momenti quell’essere immondo aveva iniziato ad emanare dei rantoli odiosi ed osceni. Così con una delle coltellate successive gli tagliai la gola, però tenendomi a distanza, con il braccio disteso, un colpo secco, quasi cercassi di non avere niente a che fare con quella carne molle, quello sguardo di vecchio, quel viso insanguinato, adesso quasi irriconoscibile, quel corpo puzzolente. Con la punta della lama continuai a tagliuzzargli la schiena e le braccia mentre rantolava a terra,<span style="mso-spacerun: yes"> </span>poi lasciai andare il coltello, e subito presi a calci quel corpo che ormai non si muoveva neanche più, quasi desiderando che facesse ancora resistenza, che si ribellasse al suo destino, per inondarmi ancora di soddisfazione. </p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Infine lo coprii di polvere e di terra usando le mie scarpe per sollevarne tutt’intorno, quasi a cercare di assorbire quel sangue che aveva sporcato il viottolo, quella stradina di campagna vicina ad una macchia di lecci e di querce, come desiderando annullare, disintegrare quel corpo ignobile. Scoprii all’improvviso di avere sudato nello sforzo di colpire, poi vidi un legno, un semplice bastone, lo passai sotto a quelle braccia che non facevano più alcuna resistenza, e trascinai quel corpo fino dentro al bosco; vidi una specie di fossa e lo feci rotolare dentro, poi, sempre con i piedi, lo coprii alla meglio di terra e sassi, e infine me ne andai. </p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Non raccontai mai niente di quell’incontro, e nessuno me ne chiese nulla. Ma io spesso ripenso a quanto era accaduto quel giorno, ed ogni volta riprovo la stessa sensazione, quella voglia profonda di distruggere chi mi assomigliava.</p> <p class="MsoBodyText" style="text-indent:35.4pt"> Bruno Magnolfi</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-15886536005856951532010-07-03T13:46:00.002+02:002010-07-03T13:49:56.140+02:00Autocelebrazione di un giorno qualsiasi<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtJuVFNjbxyutXqfjShLfwdhwhI1XEVf7C1GEr1-YMU4JO6v6KjJYrcf1w_cO44n6aMfl5BI5SLFnsPa0i-l78JbuyVBNj1f51QTAWwwHwDW1hS7BZZtZ43bfdgTcsxzPvQVJTcenJk-2W/s1600/Autocelebrazione+di+un+giorno+qualsiasi.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 283px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtJuVFNjbxyutXqfjShLfwdhwhI1XEVf7C1GEr1-YMU4JO6v6KjJYrcf1w_cO44n6aMfl5BI5SLFnsPa0i-l78JbuyVBNj1f51QTAWwwHwDW1hS7BZZtZ43bfdgTcsxzPvQVJTcenJk-2W/s400/Autocelebrazione+di+un+giorno+qualsiasi.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5489645277721787858" /></a><p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"></span><span class="Apple-tab-span" style="white-space:pre"> </span>La sequenza indica un uomo che esce di casa, gira per strada senza una meta precisa, si ferma dentro a un caffè e incontra uno sconosciuto. Quando l’uomo torna a casa scopre di essere una persona diversa. </p> <p class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: justify;"><span class="Apple-tab-span" style="white-space:pre"> <span class="Apple-tab-span" style="white-space:pre"> </span></span>In un secondo tempo, l’uomo uscito da casa, non avendo incontrato nessuno, rientra nervoso e irritato. Inoltre lo stesso, avendo dato appuntamento al caffè ad una persona che non conosceva, riesce a sentirsi diverso anche solo per quella possibilità a cui non ha adempiuto. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Sia l’uomo che lo sconosciuto, sapendo ambedue di riuscire a sentirsi diversi solo uscendo da casa e una volta raggiunto il caffè, spesso riescono a girare per strada anche senza una meta precisa.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt"><span style="mso-spacerun: yes"> </span>Di fatto la casa dell’uomo e dello sconosciuto è ritenuta diversa anche senza che né l’uno né l’altro abbiano girato per strada o si siano recati al caffè. In ogni caso la loro meta è precisa anche se non si fermano quasi mai proprio lì. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Spesso, dentro al caffè, allo sconosciuto è richiesto il motivo per cui l’uomo, visto girare per strada senza una meta precisa, si possa essere sentito diverso pur senza essere uscito di casa per spingersi addirittura fin lì.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">In alcuni casi, girando per strada nei pressi del caffè senza apparenza di una meta precisa, lo sconosciuto ha incontrato un uomo che si è fermato dentro al locale, ed ha dichiarato di sentirsi diverso senza sapere per quale motivo.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">L’uomo, il caffè e certe volte anche lo sconosciuto, si sono dimostrati diversi solo per essere usciti di casa e aver girato per strada senza trovare una meta. Una volta rientrati ognuno nel proprio ruolo, le cose si sono rivelate concrete anche se loro non si sono incontrati.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Infine, sia la casa, sia lo stesso caffè, risultano diversi per il solo fatto che l’uomo assieme allo sconosciuto hanno girato per strada senza trovare una meta, capitando in quei pressi prima di pensare a qualsiasi altra cosa. Il locale naturalmente, almeno quel giorno, è risultato deserto. </p><p class="MsoNormal" style="text-indent:35.4pt"><o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; "><span style="color:maroon;">(Soluzioni dettate da elaboratore elettronico)</span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Bruno Magnolfi</p> <p class="MsoNormal" style="text-indent:35.4pt"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-indent:35.4pt"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-27110405792778057732010-06-30T08:52:00.002+02:002010-06-30T08:55:04.896+02:00LA BALLERINA<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwMLb6tkujbwly-6w3FUJq_4WxjpcWo9_tkuoFMiR2PhkevC6FOYdFaq763X0YQgeGPOVt-6yLRXsiBWXOxF5-2gfu_DkTvtb2a81mcP3zFhWv3-tzOAm2OzVDMDEr4AkUlF3pXuPbBkE/s1600/La+Ballerina.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwMLb6tkujbwly-6w3FUJq_4WxjpcWo9_tkuoFMiR2PhkevC6FOYdFaq763X0YQgeGPOVt-6yLRXsiBWXOxF5-2gfu_DkTvtb2a81mcP3zFhWv3-tzOAm2OzVDMDEr4AkUlF3pXuPbBkE/s400/La+Ballerina.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5488175549243481682" /></a><div>Girava, saltava, si contorceva soltanto per me. In sogno veniva a trovarmi ogni volta che che lasciavo le porte della mente spalancate. Questo succedeva di solito quando non ne potevo più dell'ufficio e me ne andavo in campagna, a casa di Guglielmo. Lui mischiava fiori esotici a radici campestri. La tisana faceva rilassare ed apriva la mente, a quanto diceva il mio amico, ed allora arrivava la ballerina.</div><div>Potevo distinguere un arco dietro di lei, e più oltre una scura foresta. Sapevo che la foresta significava qualcosa di definitivo, ma non specificatamente qualcosa di brutto. </div><div>“Intratteniamoci insieme, fino a quando durerà...”</div><div><br /></div><div style="text-align: right;"><i>Jonathan Macini per <a href="http://www.lagiostradidante.co.nr/">La Giostra di Dante</a> e <a href="http://101parole.blogspot.com/">101 Parole</a></i></div><div style="text-align: right;"><i><br /></i></div><div style="text-align: right;"><i>Illustrazione di <a href="http://www.charleshuxley.co.nr/">Charles Huxley</a></i></div>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-1280536700205454552010-06-21T11:17:00.001+02:002010-06-21T11:17:47.378+02:00LETTURE COL CIUFFO<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.socialgo.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/06/letture-col-ciuffo.jpg"><img class="size-full wp-image-5111 alignnone" title="Letture col ciuffo" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/06/letture-col-ciuffo.jpg" alt="" width="406" height="270" /></a><br /><br /><strong>LE MIE CITTÀ: Roma</strong><br /><br />La Garbatella è un popolare quartiere della Capitale fatto di palazzoni in stile fascista, non esattamente meta turistica a meno di non essere interessati all’architettura del ventennio. La Garbatella è un popolare quartiere della Capitale fatto di palazzoni in stile fascista, non esattamente meta turistica a meno di non essere interessati all’architettura del ventennio... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/11/le-mie-citta-roma/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>IL FARO</strong><br /><br />Quel sabato pomeriggio presi la macchina e andai al faro. Non sapevo che mi ero diretto laggiù fino a quando non lo vidi spuntare da dietro la collina. Gli eventi più recenti avevano innescato il pilota automatico, un sistema difensivo notevole se si pensa a quanta gente distratta circola per le strade oggigiorno... <a href="http://willoclick.blogspot.com/2010/06/il-faro.html" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>IMMOBILE SENZA ALCUN DESIDERIO</strong><br /><br />Resto sdraiato sull’erba di questo giardino senza preoccuparmi di niente. Le mie braccia sono inerti, le mie gambe pare non abbiano peso... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/15/immobile-senza-alcun-desiderio/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>MONDIALI</strong><br /><br />Quest'anno i mondiali li vedo da solo. Lo faccio per rabbia, sperando che i vecchi amici si sentano in colpa. Nicco mi ha appena chiamato, ma ho lasciato squillare... <a href="http://willoclick.blogspot.com/2010/06/mondiali.html" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>PARIGI</strong><br /><br />Camminare per le vie di Parigi è qualcosa di magico, farlo di notte ancora di più! Quello che colpisce sono soprattutto gli odori, delicati come la fragranza delle baguettes appena sfornate, particolari come il profumo dell’acqua della Senna o ributtanti come il puzzo della stazione della metro di Les Halles!... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/16/le-mie-citta-parigi/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>PESCAIA SULL'ARNO</strong><br /><br />A volte vengo quaggiù, quando le cose non vanno per il verso giusto. Ci arrivo per una stradina che passa sotto la ferrovia, poi attraverso il tennis club, un cancellino di legno e un sentiero che scende giù dall'argine... <a href="http://willoclick.blogspot.com/2010/06/pescaia-sullarno.html" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>LA MECCANICA DI UN GESTO QUALSIASI</strong><br /><br />Generalmente indossava la camicia bianca col bottone del collo slacciato, con sopra una delle sue cravatte sottili, leggermente allentata, dalle sfumature scure, un po’ demodé... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/21/la-meccanica-di-un-gesto-qualsiasi/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>RITUALE NEL FIUME</strong><br /><br />Teresa cercava qualcosa di nuovo che potesse salvarla dall'apatia che la tormentava nei giorni sbagliati, come ad esempio il venerdì sera sul divano davanti alla TV, col volume abbassato e il cellulare in mano a scorrere velocemente la rubrica piena di numeri sconosciuti. Il sabato non era male perché andava a fare visita a sua madre... <a href="http://willoclick.blogspot.com/2010/06/rituale-nel-fiume.html" target="_blank">continua...</a><br /><br />...LE POESIE DI...<br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/10/alle-tre-di-notte/" target="_blank">ALLE TRE DI NOTTE</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/17/infine-linfinito/" target="_blank">INFINE L'INFINITO</a><br /><br /><a href="http://lagiostradidante.wordpress.com/2010/05/29/felice-accanto-al-gano/" target="_blank">FELICE ACCANTO AL GANO</a><br /><br />...E LE 101 PAROLE DI...<br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/lagnellino-doro-della-music-dome.html" target="_blank">L'AGNELLINO D'ORO DELLA MUSIC DOME</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/due-stelle.html" target="_blank">DUE STELLE</a><br /><br /><a href="http://lagiostradidante.wordpress.com/2010/05/31/giochi-di-guerra/" target="_blank">GIOCHI DI GUERRA</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/06/no.html" target="_blank">NO</a><br /><br /><strong><em>Leggi anche: </em></strong><a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/06/09/letture-di-luce-sulla-pelle/"><strong><em>Letture di luce sulla pelle</em></strong></a><br /><strong><em><br /></em></strong><br /><p class="getsocial" style="text-align: left;"><a title="Add to Facebook" rel="nofollow" href="http://www.facebook.com/sharer.php?u=http://isilenti.wordpress.com/2010/06/21/letture-col-ciuffo/" target="_blank"><img style="border: 0; 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margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.wordpress.com/files/2009/08/gs4043.png" alt="Add to Stumbleupon" /></a><a title="Add to Reddit" rel="nofollow" href="http://reddit.com/submit?url=http%3A%2F%2Fisilenti.wordpress.com%2F2010%2F06%2F21%2Fletture-col-ciuffo%2F&title=LETTURE%20COL%20CIUFFO" target="_blank"><img style="border: 0; margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.wordpress.com/files/2009/08/gs4053.png" alt="Add to Reddit" /></a><a title="Add to Blinklist" rel="nofollow" href="http://www.blinklist.com/index.php?Action=Blink/addblink.php&Description=&Url=http%3A%2F%2Fisilenti.wordpress.com%2F2010%2F06%2F21%2Fletture-col-ciuffo%2F&Title=LETTURE%20COL%20CIUFFO" target="_blank"><img style="border: 0; margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.wordpress.com/files/2009/08/gs4063.png" alt="Add to Blinklist" /></a><a title="Add to Twitter" rel="nofollow" href="http://twitter.com/home/?status=LETTURE%20COL%20CIUFFO+%40+http%3A%2F%2Fisilenti.wordpress.com%2F2010%2F06%2F21%2Fletture-col-ciuffo%2F" target="_blank"><img style="border: 0; 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margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.wordpress.com/files/2009/08/gs4103.png" alt="Add to Newsvine" /></a></p><br /><p class="getsocial" style="text-align: left;"><a title="Like This!" rel="nofollow" href="http://getsociallive.com/gslike.php?likeurl=http%3A%2F%2Fisilenti.wordpress.com%2F2010%2F06%2F21%2Fletture-col-ciuffo%2F&liketitle=LETTURE%20COL%20CIUFFO" target="_blank"><img style="border: 0; margin: 0; padding: 0;" src="http://getsocialserver.files.wordpress.com/2010/04/gslk4.png" alt="Like This!" width="49" height="23" /></a></p>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-46363489670253856822010-06-20T21:08:00.002+02:002010-06-20T21:09:50.052+02:00Nei colori del tramonto<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitrcQUmgTArAQsJxrmWMqrL_IYx18_jw4hRmivLx3hspwmDCXko3eEDBO1nqbcGq2xwedJrh0ez1TL6Rj0eyIvHSYao1zRi9DGm_gFD8u6w8ce9oB5_zMxpSAPBqHxqmfhmbRiUlMEnlYT/s1600/Nei+colori+del+tramonto.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 336px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitrcQUmgTArAQsJxrmWMqrL_IYx18_jw4hRmivLx3hspwmDCXko3eEDBO1nqbcGq2xwedJrh0ez1TL6Rj0eyIvHSYao1zRi9DGm_gFD8u6w8ce9oB5_zMxpSAPBqHxqmfhmbRiUlMEnlYT/s400/Nei+colori+del+tramonto.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5484934928811004018" /></a><p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>I braccianti di colore si erano riuniti tutti tra loro alla fine dell’orario di lavoro, ed erano rimasti lì, in silenzio, come non avessero nessun posto dove recarsi. Infine si erano incamminati lungo la strada sterrata, costeggiando la stalla delle vacche, e svogliatamente erano andati ad infilarsi nelle loro baracche di legno, oltre il rimessaggio degli attrezzi. Sul fianco della collina la vigna pareva scolpita, tanto appariva simmetrica e regolare, e adesso che il sole si era avvicinato alla terra, le tonalità di verde apparivano più morbide e più intense. Davanti alla sua casa il signor Giovanni, come lo chiamavano tutti, si era seduto sui gradini di pietra per togliersi la terra dalle suole dei suoi stivali, e aveva lasciato che il cane gli girasse attorno scodinzolando per giocare. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Quello sarebbe stato l’ultimo anno, pensava; le ultime volte di quelle giornate intere passate ad andare avanti e indietro col trattore per inseguire qualcosa che non aveva dato i frutti sperati. Non importava neppure ripensarci adesso, alla fine della stagione sarebbero arrivati i nuovi proprietari, una società che avrebbe avuto meno scrupoli a sfruttare quella terra, lui sarebbe stato già lontano, a godersi il riposo, quei pochi soldi e gli ultimi anni della sua vita. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Un’auto vecchia e scarburata era arrivata arrancando per la strada interpoderale, nessuno che il signor Giovanni ricordava di conoscere. L’uomo era sceso guardandosi attorno, si era avvicinato di qualche passo senza fretta, poi aveva guardato a terra prima di parlargli: “Cerco un lavoro”, aveva detto, “uno qualsiasi”. Poteva avere quarant’anni, ma era difficile giudicare. “Qua sono tutti neri”, aveva risposto con ruvidezza il signor Giovanni, tanto per trovare una scusa per togliergli qualsiasi idea falsa. “Per me va bene”, aveva detto semplicemente l’uomo, e quella risposta, forse inaspettata, era piaciuta al signor Giovanni.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>La mattina seguente quell’uomo aveva iniziato a lavorare insieme agli altri, dopo aver dormito nella notte dentro la sua macchina. Il signor Giovanni l’aveva osservato, non ricordava di aver mai conosciuto una persona del genere, ed era incuriosito. A sera lo invitò nella sua casa per regolarizzare il rapporto di lavoro, aprì qualche carta sopra al tavolo restando in piedi, e lo invitò a dirgli il nome e ad apporre la sua firma in fondo ai fogli. L’odore di terra e di sudore ristagnava intorno, i braccianti avevano intonato una nenia che si sentiva arrivare da lontano, quasi una vibrazione, come una mosca nella stanza. L’uomo fece quanto era richiesto, poi si volse per raggiungere la porta, ma si fermò, e senza che nessuno gli avesse chiesto niente, disse che la vita era strana, certe volte ti sbatteva nell’aria come una bandiera, ma non c’era da prendersela, le cose a volte andavano bene, a volte male.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Il signor Giovanni non lo interruppe, ma dopo una pausa, a bassa voce, disse: “Vendo tutto, tra poco, anche a me non è andata benissimo; o almeno non come speravo…”. “Lo so”, disse l’uomo; “però bisogna anche imparare ad osservare i colori del tramonto, come quelli di stasera, e qualche volta lasciarsi affascinare, senza porsi troppe domande. Se si cerca sempre il meglio saremo sempre e soltanto dei perdenti”.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Bruno Magnolfi (immagine di Giulia Tesoro)</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-86449875929003688072010-06-09T09:24:00.000+02:002010-06-09T09:25:22.555+02:00LETTURE DI LUCE SULLA PELLE<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.socialgo.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/06/letture-di-luce-sulla-pelle.jpg"><img class="size-full wp-image-5059 alignnone" title="Letture di luce sulla pelle" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/06/letture-di-luce-sulla-pelle.jpg" alt="" width="325" height="325" /></a><br /><br /><strong>LA CALMA ARTIFICIALE</strong><br /><br />L’uomo camminava per strada insieme a tutti i pensieri che gli giravano nella testa, ed i suoi passi cercavano di scansare i piccoli accumuli d’acqua che si erano formati sui marciapiedi, dopo la pioggia insistente di quel pomeriggio... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/25/la-calma-artificiale/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>NUVOLE</strong><br /><br />Ho imparato a guardare il cielo, a leggerlo cogliendone il significato. Anche oggi sono qui, da questa finestra vedo il cielo e le nuvole... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/26/nuvole/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>IL DISEGNO PER LA COPERTINA DI UN LIBRO</strong><br /><br />La lampada illumina il piano dello scrittorio in modo implacabile, con la sua luce decisa, definita. Osservo i pochi oggetti là sopra, le carte disordinate, le matite, i piccoli abbozzi di disegno che ho già tentato più volte... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/31/pubblicazione-del-romanzo-bionda-naturalmente-di-bruno-magnolfi/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>UNA PENNA A SFERA DI NOME LINDA</strong><br /><br />C’era una volta una penna a sfera, di colore blu e col cappuccio, di quelle semplici ma che funzionano sempre bene, e corrono veloci tra le righe piroettando come ballerine. Si chiamava Linda e sapeva il fatto suo, perché si era già figurata che sarebbe diventata famosa... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/02/una-penna-a-sfera-di-nome-linda/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>DUBLINO</strong><br /><br />Dublino credo sia l’unica città al mondo dove anche un razionalista come me può convincersi che i fantasmi esistono davvero... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/07/le-mie-citta-dublino/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>SOLO UN MURO CHE SI ABBASSA E LA TERRA CHE AVANZA</strong><br /><br />Non so bene come spiegartelo, ma con una matita posso schizzare sul vuoto lo scorrere delle vite che crescono, dal piccolo bocciolo alla maturazione piena... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/08/solo-un-muro-che-si-abbassa-e-la-terra-che-avanza/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>UN CAMPO DI CALCI</strong><br /><br />Quando entrai nel campo sportivo così piatto e liscio d’erba rasata, forse appena troppo alta ai margini, ma rada e quasi inesistente nelle zone più calpestate, mi parve subito troppo grande per me, per quei miei piedi piccoli, serrati nelle scarpe troppo nuove, da calcio, appena comperate per l’occasione, soltanto un numero più grandi in considerazione della mia crescita veloce... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/06/09/un-campo-di-calci/" target="_blank">continua...</a><br /><br />E LE 101 PAROLE DI...<br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/locchio-privato.html" target="_blank">L'OCCHIO PRIVATO</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/fili-derba.html" target="_blank">FILI D'ERBA</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/fee-verte.html" target="_blank">FEÉ VERTE</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/parole-cattive.html" target="_blank">PAROLE CATTIVE</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/il-profumo-del-sorriso-dei-bambini.html" target="_blank">IL PROFUMO DEL SORRISO DEI BAMBINI</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/una-bolla-fatta-di-silenzio.html" target="_blank">UNA BOLLA FATTA DI SILENZIO</a><br /><br /><em>Leggi anche: </em><a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/05/25/letture-con-lo-smalto/"><em>Letture con lo smalto</em></a>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-12637226218803463832010-06-03T10:52:00.001+02:002010-06-03T10:53:57.796+02:00Spaghetti Pulp<a href="http://edizioniwilloworld.files.wordpress.com/2010/06/pulppiccola.jpg"><img class="size-full wp-image-207 alignright" style="margin: 6px;" title="pulppiccola" src="http://edizioniwilloworld.files.wordpress.com/2010/06/pulppiccola.jpg" alt="" width="192" height="288" /></a><br /><div id="_mcePaste"><br />Questa è la terza raccolta a tema delle Edizioni Willoworld, dopo <em><a href="http://edizioniwilloworld.wordpress.com/2009/07/09/la-leggenda-di-udrien-e-altre-fantastiche-storie/">La Leggenda di Udrien e altre fantastiche storie</a></em> e <em><a href="http://edizioniwilloworld.wordpress.com/2009/10/13/il-mondo-oltre-lo-spazio-disco/">Il Mondo oltre lo Spazio Disco</a></em>.<br /><br />Il genere pulp nasce in America negli anni venti grazie a riviste storiche quali “Weird Tales” e “The Strand”. Sarà proprio la qualità scadente di questi giornali, stampati con carta non rifilata di polpa di legno (pulp in inglese), a dare vita al fenomeno dei “Pulp Magazine”. All'epoca l'aggettivo “pulp” non definiva un vero e proprio genere, dato che su quelle riviste apparivano accanto ai racconti horror del grande Lovercraft le avventure di Conan il Cimmero di Howard. Solo in tempi recenti, grazie soprattutto ai film di Quentin Tarantino, il significato della “Pulp Story” ha assunto i consueti colori cremisi del sangue. È in sintonia con quest'ultima definizione che questa raccolta si pone.<br /><br />Credo che possa parlare per tutti gli autori presenti in questa raccolta affermando che, nonostante i temi cruenti e morbosi affrontati, l'atteggiamento con cui queste storie sono state scritte è sicuramente giocoso. La voglia di raccontare storie, magari impegnandole di colori accesi, di frasi sporche, è un modo come un altro per divertirsi ed esorcizzare alcuni malanni della nostra società. Questo è il mood con cui mi piace sedermi davanti allo schermo e scrivere le mie storie.<br /><br />Gli autori dei racconti presenti in questo libro partecipano alle attività ludiche e creative di una community on-line da me gestita. Rivoluzione Creativa è un luogo d'incontro dove poter creare in armonia sotto le regole del copyleft. Tutti quanti possono parteciparvi semplicemente registrandosi al sito: <a href="http://www.rivoluzionecreativa.co.nr/">www.rivoluzionecreativa.co.nr</a>.<br /><div style="text-align: right;"><br /><br /><em>GM Willo – 28 Maggio 2010</em><br /><div style="text-align: left;"><br /><br /><a href="http://www.box.net/shared/nmpy3mxjv9">SCARICA GRATUITAMENTE IL PDF (28 racconti, 225 pag.)</a><br /><div style="text-align: left;"><br /><br /><a href="http://www.lulu.com/content/libro-a-copertina-morbida/spaghetti-pulp/8891085" target="_blank">ACQUISTA UNA COPIA CARTACEA (Euro 12,93)</a><br /><br /><em>Copertina di Charles Huxley</em><br /><br /><em><strong>FONTE: <a href="http://edizioniwilloworld.co.nr/" target="_blank">Edizioni Willoworld</a></strong></em></div></div></div></div>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-7403968913870508612010-05-29T09:37:00.002+02:002010-05-29T09:39:29.336+02:00Accadimenti irripetibili<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIZuCzRqrO20dvDubx-RhBmZ2JdDIdNUkP3PTVxxr2081GkE3lx7nmCOMDwmvZiOyAp1HlQFH4N2hD9uMNlzMCDV8J3bgMwauGYuJdQa0Xk9iZBTLja16FIxxv3Kk9VFOCFAFAhf5Z_nsp/s1600/Accadimenti+irripetibili.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIZuCzRqrO20dvDubx-RhBmZ2JdDIdNUkP3PTVxxr2081GkE3lx7nmCOMDwmvZiOyAp1HlQFH4N2hD9uMNlzMCDV8J3bgMwauGYuJdQa0Xk9iZBTLja16FIxxv3Kk9VFOCFAFAhf5Z_nsp/s400/Accadimenti+irripetibili.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5476593141912971474" /></a><p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoNormal"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Il piccolo ufficio d’angolo al primo piano di quel palazzo, era in disordine come sempre. Fuori dalla finestra che dava su una delle piazze più frequentate, la gente sui larghi marciapiedi circolava copiosa nell’ora di punta, come ogni giorno. Lui aveva socchiuso i vetri per far entrare un po’ d’aria, poi aveva dato un’occhiata alla posta e alle cose più urgenti da sbrigare. Si era acceso una delle sue sigarette con tutta la calma svogliata che gli procurava l’inizio di un’altra giornata di lavoro sicuramente pesante, poi aveva spalancato del tutto quell’unica finestra della stanza ed era rimasto lì immobile, accanto al davanzale assolato, ad osservare la città che nevroticamente svolgeva il suo ruolo. </p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Un uomo fermandosi aveva iniziato ad osservarlo dal marciapiede, poi si era affiancata un’altra persona che aveva sollevato il suo naso ed era rimasta lì, anche quella, ferma a guardare. Altri si erano aggiunti, come se qualcosa richiamasse magneticamente l’attenzione verso la finestra dove lui si era affacciato. Molti continuavano a fermarsi e a guardarlo, e lui in un primo momento era rimasto paralizzato per la stranezza di quello che stava accadendo, ma in seguito la situazione gli era apparsa così innaturale da renderlo persino incapace di pensare qualcosa. Restava lì, a quel davanzale, a farsi osservare da tutti, quasi con il fiato sospeso, impossibilitato a qualsiasi movimento, tanto che la sua sigaretta continuava a fumare da sola nel posacenere della sua scrivania, e intanto lui cercava di capire che cosa si fosse verificato per attrarre tutta quell’attenzione. </p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Le cose andavano avanti, le persone arrivavano, si accalcavano agli altri e si fermavano con lo sguardo rivolto all’insù, verso di lui. Il sole gli faceva scottare la faccia e lui con gli occhi ridotti a due fessure per via della luce non riusciva neanche a guardare qualcuno o qualcosa; infine si accorse che del sangue gli era colato dal naso, come altre volte era accaduto per una normale allergia di stagione, e lui non volendo e non accorgendosi di niente si era impiastricciato con la mano quasi tutta la faccia. Chiuse velocemente i vetri e si allontanò dalla finestra, ma ormai era tardi, tutti avevano preso a salire lungo le scale, a bussare alla porta del suo piccolo ufficio, ad assediarlo, curiosi, bramosi, con l’ansia di assistere di persona a ciò che stava accadendo là dentro. In seguito la giornata si svolse proprio come ogni altra.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Bruno Magnolfi</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-24234919337025502742010-05-25T12:25:00.001+02:002010-05-25T12:25:51.951+02:00LETTURE CON LO SMALTO<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.socialgo.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/05/letture-con-lo-smalto.jpg"><img class="alignnone size-full wp-image-4967" title="Letture con lo smalto" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/05/letture-con-lo-smalto.jpg" alt="" height="305" width="406" /></a><br /><br /><strong>L'ISOLA ROSSA</strong><br /><br />Annusi l’aria nell’ora del crepuscolo.<br />Sembra invernale.<br />Un alito di vento traghetta le mani verso un oggetto segreto, una vela furtiva.<br />Da lontano senti un ammonimento avvicinarsi, gelido e chiuso... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/05/lisola-rossa/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>BRICIOLE DI PANE</strong><br /><br />Praticamente, come tutta la casa, la cucina era piccola, il tavolo era addossato ad una parete, e il resto era lì, il gas con la bombola, il frigorifero che funzionava anche come piano d’appoggio, il lavello perennemente ingombro di qualcosa...<a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/07/briciole-di-pane/" target="_blank"> continua...</a><br /><br /><strong>MARTEDÌ GRASSO</strong><br /><br />Era trascorso quasi un anno dal loro ultimo incontro.<br />Lui l’aspettava seduto sulla panca dietro l’oratorio.<br />Lei arrivò silenziosamente, si sentiva solo il fruscio della stoffa accarezzare il buio della notte...<a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/12/martedi-grasso/" target="_blank"> continua...</a><br /><br /><strong>LA RAGIONEVOLEZZA DI QUANTO DETTO</strong><br /><br />Certo è che spesso tutto è confuso. Si tratta d’iniziare con il dire qualcosa pensando ad un soggetto differente. Ci si impappina, si tossisce, si prende tempo... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/17/la-ragionevolezza-di-quanto-detto/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>CONTRABBANDO DI TE</strong><br /><br />Per un po’ ho avuto paura dei tuoi pensieri. Mi sembravano così pesanti.<br />Sai? Ho creduto davvero che i tuoi fossero dei pensieri.<br />Questo prima però. Prima di inciampare nel tuo cilindro, di trovare il coniglio bianco abbandonato ai piedi del letto, mentre dormivi... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/19/contrabbando-di-te/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>MELVIN & DESY</strong><br /><br />Melvin era un bastardo, ma io l’amavo e l’avrei seguito finanche alle porte dell’inferno. Forse fu proprio là che lo trovai, persa in uno strano sogno o più probabilmente tra le spire del Vortice… <a href="http://colonyofslippermen.wordpress.com/2010/05/24/rock-city-episodio-5-melvin-desy/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><em>...LE POESIE DI...</em><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/20/senza-filtro-umanamente-dentro/" target="_blank">SENZA FILTRO: UMANAMENTE DENTRO</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/11/di-me-fai-mare/" target="_blank">DI ME FAI MARE</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/06/nudi/" target="_blank">NUDI</a><br /><br /><em>...E LE 101 PAROLE DI...</em><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/la-malaverita.html" target="_blank">LA MALAVERITÀ</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/poena.html" target="_blank">POENA</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/suadade.html" target="_blank">SUADADE</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/il-ciclista.html" target="_blank">IL CICLISTA</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/05/provaci-ancora-gano.html" target="_blank">PROVACI ANCORA GANO!</a><br /><br /><em><strong>Leggi anche <a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/05/12/letture-in-un-quadro/">Letture in un quadro</a></strong></em><br /><br /><strong><em><a href="http://rivoluzionecreativa.socialgo.com/" target="_blank">ENTRA IN RIVOLUZIONE CREATIVA. CREA INSIEME A NOI!</a></em></strong>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-46181415205558075172010-05-17T13:00:00.003+02:002010-05-17T13:04:25.274+02:00Cambierà questa vita<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhseEbRspqfu7Tl_WlFCyjaDdz4-UAInXbB4CFelD3v8VrAha-UWXnvoQzMRHiQAlQMETyyvocx_ZwqqhQ3GEOrXOn1CZtcXsOTzxPy-RDpUFDniG8WifhvuEGIUyXCMSDheW6n4UjQMy8v/s1600/Cambier%C3%A0+questa+vita.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhseEbRspqfu7Tl_WlFCyjaDdz4-UAInXbB4CFelD3v8VrAha-UWXnvoQzMRHiQAlQMETyyvocx_ZwqqhQ3GEOrXOn1CZtcXsOTzxPy-RDpUFDniG8WifhvuEGIUyXCMSDheW6n4UjQMy8v/s400/Cambier%C3%A0+questa+vita.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5472192301901412578" /></a><p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> <span style="mso-tab-count:1"> </span></span></p> <p class="MsoNormal"> <o:p></o:p></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;text-indent: 35.4pt; ">Cammino in mezzo agli altri e immagino sia evidente la mia solitudine. La pulizia e l’accuratezza dei miei vestiti e del mio corpo che fino a ieri per me erano un vanto, hanno lasciato spazio oggi ad una trascuratezza e ad una indifferenza per tutto ciò che riguarda elementi voluttuari del genere. Si tratta di cambiare, questo è l’imperativo che mi sono posto. Ho studiato a<span style="mso-spacerun: yes"> </span>fondo alcune cose fino a rendermi conto che nessuno cambia mai. Tutti stretti alle proprie abitudini, ai modi di essere scelti una volta per tutte, ad una maniera ormai definita e assodata di vivere. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt">Cammino con gli altri, ma so di avere con me un elemento nuovo, qualcosa che si rinnova ogni giorno, e ogni giorno mi fa sentire diverso. Incontro per strada sia chi mi conosce, sia chi non sa assolutamente chi io sono, e le due classi di persone appaiono identiche ai miei occhi. Io stesso, se riuscissi ad osservarmi, forse neppure mi riconoscerei. Sono un’altra persona ogni volta che penso me stesso, cambio in modo continuo, fino a spersonalizzarmi, ad assumere sembianze e identità che non avrei mai immaginato. Poi rido, in un modo liberatorio, rido di me stesso, del mondo che non mi capisce, di coloro che mi guardano e ridono di me, e rido del fatto che ancora non so proprio cosa sarò diventato fra un anno o fra un mese; non so neppure come mi sveglierò e chi sarò domattina. Sarò differente, questo è sicuro.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify;text-indent:35.4pt"> Bruno Magnolfi (illustrazione di Giulia Tesoro)</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-60309141074047007042010-05-12T15:15:00.000+02:002010-05-12T15:16:37.875+02:00LETTURE IN UN QUADRO<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.socialgo.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/05/letture-in-un-quadro.jpg"><img class="alignnone size-full wp-image-4919" title="Letture in un quadro" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/05/letture-in-un-quadro.jpg" alt="" height="294" width="406" /></a><br /><br /><strong>DOLCE SUCCO DI MELA</strong><br /><br />Seduta in sala d’attesa, le ginocchia accavallate, le gambe leggermente inclinate verso sinistra, i polpacci a contatto, l’uno contro l’altro, il tutto avvolto in un paio di Wolford nere, racchiuso dentro a stivali Studio Pollini, neri, a punta, con nove centimetri di tacco, rigorosamente a spillo. Sfogliava distrattamente alcune riviste, aspettando di essere ricevuta... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/21/dolce-succo-di-mela/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>SCARPE PER CORRERE</strong><br /><br />Oggi ho messo le scarpe da strega cattiva, quelle col tacco alto. Non sono l’ideale per correre ma io oggi non devo correre; sono stata a perdermi un pò in libreria dopo il caffè con Giulia. Niente di nuovo pare. Tutti mi guardano mentre cammino trafelata, mi sembra così... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/24/scarpe-per-correre/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>25 APRILE - UNA COSCIENZA DI CIVILTÀ</strong><br /><br />L’uomo passò buona parte del pomeriggio sprofondato nella sua comoda poltrona. Aveva sfogliato un giornale lasciandosi catturare da alcuni articoli sulla politica, e in seguito aveva letto qualche pagina di un libro che portava avanti da un mese ricordando purtroppo ben poco delle pagine precedenti... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/26/25-aprile-2010-una-coscienza-di-civilta/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>ABITO ME STESSA</strong><br /><br />Il presente sfoglia una verità : tutto ciò che si scopre di essere è già dentro, un segreto che si svela semplice e regalmente troneggia. Illumina il buio, beffeggia le cose finte ma senza rabbia, adesso comprende quanto sia facile spogliare l’illusione con uno scoppio di risa dando valore all’improvviso e al pianto... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/27/abito-me-stessa/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>LE FANTASIE DELL'INCENDIARIO</strong><br /><br />-Ha una sigaretta per favore?– Nico si rivolse all’uomo stretto nel vicolo con lui. Attese il gesto o una risposta, ma non arrivarono. Anzi l’uomo fu svelto ad allontanarsi, col passo irritato del critico musicale che capti il rumore di una nota stonata nell’aria tersa... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/28/le-fantasie-dellincendiario/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>SOLTANTO DIECI MINUTI</strong><br /><br />“Non sono nervoso; solo mi pare tu abbia messo sulle labbra un rossetto troppo vistoso, per esempio…”, aveva detto lui con parole tese, senza guardarmi. Io ero rimasta in silenzio, continuando a camminare al suo fianco e cercando come di mordere sulla mia bocca quel colore che a lui aveva dato tanto fastidio... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/02/soltanto-dieci-minuti/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>IL CONIGLIO E L'ARMADILLO</strong><br /><br />C’era una volta un coniglietto di nome Filippo che viveva in una buca sotto la collina, insieme a tutta la sua comunità di coniglietti, che erano un bel po’… <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/03/il-coniglio-e-larmadillo/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><em>...LE POESIE DI...</em><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/05/04/farmi-spazio-perche-devo-passare/" target="_blank">FARMI SPAZIO PERCHÈ DEVO PASSARE</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/29/opera-buffa/" target="_blank">OPERA BUFFA</a><br /><br /><em>...E LE 101 PAROLE DI...</em><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/fame-di-luce.html" target="_blank">FAME DI LUCE</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/rigeneratore-di-sanita.html" target="_blank">RIGENERATORE DI SANITÀ</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/lerba-delle-streghe.html" target="_blank">L'ERBA DELLE STREGHE</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/sweet-dreams.html" target="_blank">SWEET DREAMS</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/come-petali-sfogliati.html" target="_blank">COME PETALI SFOGLIATI</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/04/uomini-soli.html" target="_blank">UOMINI SOLI</a><br /><br /><em><strong>Leggi anche: <a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/05/03/letture-di-veli-e-di-perle/" target="_self">Letture di Veli e di Perle</a></strong></em>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-43182799954265538482010-05-06T21:35:00.003+02:002010-05-06T21:37:51.763+02:00Una sfumatura dell'espressione<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh65wpaSze15fqVxw-0DYePmpfOPjK3-LydNNHB51KNtjL0fbSujRuzhyphenhyphenIBELAftZmVQnzF5dHHC9z3GOq28hLzkCePHt96FnAchwFyGLhTn-6ol7h-AEJ3tJt2jRM4j6n6QX3wC6Om0TLC/s1600/Una+sfumatura+dell%27espressione.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 344px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh65wpaSze15fqVxw-0DYePmpfOPjK3-LydNNHB51KNtjL0fbSujRuzhyphenhyphenIBELAftZmVQnzF5dHHC9z3GOq28hLzkCePHt96FnAchwFyGLhTn-6ol7h-AEJ3tJt2jRM4j6n6QX3wC6Om0TLC/s400/Una+sfumatura+dell%27espressione.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5468243269563219970" /></a><p class="MsoNormal"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;"><span style="mso-tab-count:1"> </span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;"><span style="mso-tab-count:1"><br /></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify;"><span style="mso-tab-count:1"> </span>“Certe volte, Herbert, non ti riconosco…”, aveva detto la donna spegnendo nel posacenere la sua sigaretta fumata solo a metà. Sedeva, evitando di appoggiarsi allo schienale della sua sedia, ed evitava di guardarlo, come se cercasse di stare distaccata da tutto. Lui aveva detto qualcosa, senza spiegarsi, pronunciando sottovoce certe isolate parole che nel suo immaginario sembravano vagare dentro alla stanza come piccoli pesci dentro un acquario. Lei aveva salito da poco le scale di quel suo appartamento, perché era già da parecchio tempo che le cose non andavano bene tra loro due, ma non sembrava ci fosse un motivo, e quel pomeriggio si era spinta fino lì proprio per cercare di capire cosa stesse accadendo, per tentare di afferrare qualcosa di più. Herbert poi era rimasto in silenzio, aveva servito il caffè muovendo le mani lentamente, come ritardando le cose, infine aveva detto: “Mi sento come estraneo a tutto; fuori luogo…”. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Lei allora si era alzata dalla sua sedia, era andata verso la finestra, attirata dalla voglia che aveva di luce, di esterno, di osservare nuovamente quella serie disordinata e affascinante di tetti intorno a quell’ultimo piano, e si era accesa con modi nervosi un’altra delle sue sigarette. “Così tutto quello che abbiamo cercato di costruire insieme in questi due anni, diventa una cosa da niente, uno sfizio da togliersi tanto per fare qualcosa…”. Poi si era voltata, come richiamata verso il tavolo da un elemento a cui fino allora non avesse pensato. “Tu stai pensando di andartene, Herbert, di tornartene in Francia, non è vero?”, disse con voce decisa e tagliente. Lui si sedette, fece ruotare per gioco la tazzina del suo caffè senza rispondere, anche se pensava che così la sua fosse quasi un’affermazione. Perciò, dopo una pausa infinita, disse soltanto: “No, questo credo di no…”. Lei, di fronte a quella ulteriore risposta indecisa, si sentì ribollire di rabbia, raccolse in un gesto la borsetta e il giubbotto, e si mosse verso la porta di casa. Lui seppe dire soltanto in modo poco convinto: “Aspetta…”, ma lei era già andata, chiudendo di colpo la porta dietro di sé. </p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Lui osservava quel caffè rimasto nelle tazzine a freddarsi, poi si alzò dalla sua sedia in un lampo, per andare rapidamente alla finestra, ad affacciarsi, a chiamarla, a cercare di dirle che non era così, che doveva ancora spiegarsi, lei doveva comprendere, che c’erano molte altre cose che legavano in modo inscindibile le loro vite; ma lei non c’era, forse era sgattaiolata dal retro, e in fondo, era quasi meglio così. Chiuse la finestra, accostò le tendine, tornò al suo tavolo a sorseggiare quel caffè diventato ormai tiepido, poi attraversò il corridoio per raggiungere la camera, e vide di sfuggita la sua immagine dentro allo specchio appeso sul muro. Non era lui, non vedeva più la sua faccia. Qualcosa stava trasfigurando in quel suo viso, in quella espressione, in quei tratti a cui era da sempre abituato: una variazione profonda ma inesplicabile, un cambiamento incredibile, tanto da non riconoscersi quasi, da dubitare che fosse ancora lui stesso, Herbert, il medesimo che con grande entusiasmo era riuscito, negli anni appena trascorsi, a costruirsi una vita, a sentirsi persona, ad avere una sua propria indole, lui che una personalità vera, ad essere completamente sinceri, non l’aveva mai avuta.</p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="mso-tab-count:1"> </span>Bruno Magnolfi</p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-92043505500335432512010-05-03T12:12:00.001+02:002010-05-03T12:12:55.820+02:00LETTURE DI VELI E DI PERLE<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.ning.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/05/letture-di-veli-e-di-perle.jpg"><img class="alignnone size-full wp-image-4885" title="Letture di veli e di perle" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/05/letture-di-veli-e-di-perle.jpg" alt="" height="593" width="406" /></a><br /><br /><strong>6 GIUGNO 2006</strong><br /><br />05.06.06, la sveglia suonò alle ore 05.15. Il dott. Giovanni Trizzo – John per gli amici, il dottor Strappacuore per i colleghi – si alzò dal letto, si preparò con la consueta meticolosità ed uscì di casa. Mentre guidava verso la clinica universitaria pensò al programma della giornata: la sala operatoria lo stava aspettando, mentalmente ripassò la tipologia degli interventi che sarebbero stati eseguiti. Nulla di difficile, solita routine, almeno per lui... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/01/6-giugno-2006/">continua...</a><br /><br /><strong>L'UOMO DELLE MONTAGNE</strong><br /><br />La foresta non era sempre stata laggiù.<br />Ai tempi in cui la comunità dei Falconieri decise di stabilizzarsi nella Valle dei Canti, una larga striscia di terra ricca di alberi da frutto e ruscelli, vi era solo un paesaggio piatto ed incolore oltre la collina più alta, all’orizzonte del quale brillava violentemente un enorme sole azzurro... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/02/l%e2%80%99uomo-delle-montagne/">continua...</a><br /><br /><strong>SOLO UN SUONO NELLA TESTA</strong><br /><br />Corrado Barresi camminava sul marciapiede lungo la strada. Non gli interessava il traffico delle auto, le nuvole nere che indicavano minaccia di pioggia, la direzione verso cui era diretto. Camminava e basta, disinteressato a tutto il resto... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/12/solo-un-suono-nella-testa/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>LA VERITÀ DEL MALE</strong><br /><br />È arrivato il giorno. Il vestito nuovo è stato cucito. Sento mia madre che ride in cucina, mio padre le sbuccia un’arancia. Questo è il suo primo gesto ogni mattina, come rinnovato dono di nozze per lei... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/13/la-verita-del-male/">continua...</a><br /><br /><strong>IL GELO NELLE SCARPE</strong><br /><br />All’alba ho fatto un sogno strano. Ero appeso a un filo di luce; sospeso nell’aria che delineava i contorni della mia figura. Da quella distanza di immagini fluttuanti mi vedevo tra trent’anni. Annegavo nei giorni di domani. Non c’era neppure una voce da ascoltare né dietro né davanti, ma i pensieri parlavano direttamente nella mia testa, cantavano, e la canzone diceva... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/15/il-gelo-nelle-scarpe/">continua...</a><br /><br /><strong>OGGI CINEMATOGRAFO</strong><br /><br />In fondo cosa potrà mai essere questa sensazione di vuoto che capita talvolta di provare? Non bisogna darle peso, sono tutte cose che succedono, che si voglia o meno. Si gira per le strade, si corre certe volte, poi quando ci si ferma sembra che tutto quanto non abbia più alcun senso... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/19/oggi-cinematografo/">continua...</a><br /><br /><strong>IL TRENO DI ALÌ</strong><br /><br />C’era una volta un bambino di nome Alì che amava moltissimo i treni, e ogni tanto li vedeva passare dalla finestra di camera sua, una baita di legno che dava sulla valle e sul paesino vicino, dove c’era una piccola stazione di mattoni rossi...<a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/20/il-treno-di-ali/"> continua...</a><br /><br /><em>LE 101 PAROLE DI...</em><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/gli-occhi-del-diavolo.html" target="_blank">GLI OCCHI DEL DIAVOLO</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/amanti.html">AMANTI</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/il-problema.html">IL PROBLEMA</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/lady-died.html" target="_blank">LADY DIED</a><br /><br /><em>... E PER FINIRE...</em><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/06/tautogrammi-parte-1/">TAUTOGRAMMI 1</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/07/tautogrammi-parte-2/">TAUTOGRAMMI 2</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/04/08/tautogrammi-parte-3/">TAUTOGRAMMI 3</a><br /><br /><strong><em>Leggi anche: <a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/04/26/letture-sul-portico/">Letture sul Portico</a></em></strong><br /><br /><em>Foto di Katie Tegtmeyer - http://www.flickr.com/photos/katietegtmeyer/ </em>GM Willohttp://www.blogger.com/profile/03323592842843726943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-59005769070899828702010-04-29T10:37:00.004+02:002010-04-29T12:30:49.236+02:00Apoteosi della signora Bertani<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixALGBUw7O3xm_dXjp1IbGehGoWUB6sgptif3ffPzTv_uZi4nSf3palxR1LTerXBeRac9uYUoY-KQTfzOlP6ekGQR0eeePZB_yW9AWOXpQTHEgXXu0DVree9v9je-FSkhMOt_1PXLfia3p/s1600/Apoteosi+della+signora+Bertani.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixALGBUw7O3xm_dXjp1IbGehGoWUB6sgptif3ffPzTv_uZi4nSf3palxR1LTerXBeRac9uYUoY-KQTfzOlP6ekGQR0eeePZB_yW9AWOXpQTHEgXXu0DVree9v9je-FSkhMOt_1PXLfia3p/s400/Apoteosi+della+signora+Bertani.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5465476186769381042" /></a><h3 style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:16.5pt"><span class="Apple-style-span" style="font-size:6;color:#5B5B5B;"><span class="Apple-style-span" style=" font-weight: normal;font-size:20px;"><br /></span></span></h3> <p class="MsoNormal" style="mso-margin-top-alt:auto;mso-margin-bottom-alt:auto; text-align:justify"><span style="font-size:9.0pt;color:#5B5B5B;">Si sbaglia, disse la donna ad un’altra che le aveva appena detto, buongiorno signora Bertani; non mi chiamo così, mi dispiace. Mi scusi, disse quella, non sono molto fisionomista, ma adesso che la osservo un po’ meglio devo riconoscere che ha proprio ragione. Eppoi sarebbe stato ben strano, la signora Bertani abita oltre il viale e non ci viene mai a piedi da queste parti; difatti ne ero quasi stupita. Se è per quello anche io molto raramente passo da questo quartiere, disse lei, ma la cosa più buffa, adesso che ci penso, è che conosco la signora Bertani, perché sua mamma abita nel mio stesso palazzo e certe volte la incontro in ascensore o lungo le scale, quando viene a farle visita. Quanto è strano il mondo, disse quella, non c’è proprio mai da stupirsi di niente; ma se posso essere indiscreta perché allora oggi lei si trova in giro da queste parti? No, è solo per una combinazione di cose, stavo cercando un medico di cui mi hanno parlato, uno che cura con un metodo nuovo, e siccome ultimamente ho qualche disturbo, mi sono presa la briga di farmi dare l’appuntamento per una visita. Anzi, adesso che ci penso, me ne aveva parlato proprio la signora Bertani, una di quelle volte che ci eravamo incontrate lungo le scale, non perché lei ne avesse avuto bisogno, ma solo perché sua mamma sembra sia allergica ad un tipo di farmaco, e si sa con l’età. Si, è comprensibile, siamo sempre tutti alla ricerca di un qualcosa meno invasivo e che dia il minor numero possibile di effetti collaterali, poi la signora Bertani è sempre così attenta a tutte queste cose. Lo sa che mi sono perfino lasciata trascinare da lei a certe sedute psicologiche di gruppo che sembra aiutino ad essere maggiormente ottimisti, ci sono andata solo due volte, proprio io che in queste cose non ci ho mai creduto, però mi pare già di sentirmi un po’ meglio. Interessante, riprese lei, non ne avevo mai sentito parlare, forse non sono così in confidenza con la signora Bertani perché potesse aver avuto voglia di dirmi di una cosa del genere. Però è certo che appena la incontro le chiederò qualcosa di più. Si, certo, lo deve fare, disse l’altra, e sicuramente lei potrà parlarne in maniera più adeguata di me, perché svolge un ruolo, diciamo così, di coordinatrice tra tutte noi, e siamo già più di dieci ad aver preso l’abitudine di ritrovarci una volta ogni settimana. Ma certo, disse lei, e dove vi ritrovate, sempre in un medesimo posto, oppure in luoghi diversi? No, semplicemente abbiamo a disposizione una saletta nell’edificio della sede del quartiere, e comunque, almeno per il momento, è decisamente più che sufficiente per le nostre esigenze. C’è soltanto una piccola quota da pagare, giusto per coprire le spese, ma le saprà dire tutto, meglio di me, la signora Bertani, sicuramente. E’ vero, disse lei, adesso che mi ha messo questa curiosità non vedo proprio l’ora di incontrarla, peraltro mi fermo sempre così volentieri a parlare con lei. E’ come se le cose che dice siano sempre gli argomenti maggiormente adeguati al momento o alla situazione, ha come dentro di sé un sesto senso. Lo sa che ha proprio ragione, anche per me è così, riprese l’altra, quello che dice la signora Bertani è sempre appropriato, qualche volta mi sono fidata più di lei che di me stessa. Adesso però bisogna proprio che la saluti, sono già in ritardo, ma stia tranquilla, parlerò senz’altro di lei con la signora Bertani. La ringrazio, disse lei, anche io ormai non vedo proprio l’ora di incontrarla per poterle chiedere maggiori spiegazioni di tutte queste cose e spiegarle come sono riuscita ad averne notizia. Penso proprio che ne sarà più che contenta di questo nostro incontro la signora Bertani. Allora la saluto. Arrivederci.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="mso-margin-top-alt:auto;mso-margin-bottom-alt:auto"><span style="font-size:9.0pt;color:#5B5B5B;">Bruno Magnolfi (illustrazione di Giulia Tesoro)<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Bruno Magnolfihttp://www.blogger.com/profile/07692325554455319057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-12588676535086307562010-04-26T11:12:00.001+02:002010-04-26T11:12:30.475+02:00LETTURE SUL PORTICO<em>Ecco i nuovi interventi apparsi recentemente sul sito della community <a href="http://rivoluzionecreativa.ning.com/" target="_blank">Rivoluzione Creativa</a> e sulle pagine degli altri progetti di <a href="http://www.willoworld.net/" target="_blank">Willoworld</a>.</em><br /><br /><a href="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/04/letture-sul-portico.jpg"><img class="alignnone size-full wp-image-4845" title="Letture sul portico" src="http://isilenti.files.wordpress.com/2010/04/letture-sul-portico.jpg" alt="" height="400" width="300" /></a><br /><br /><strong>IL CORAGGIO DI UNA SOLUZIONE</strong><br /><br />La vicenda era ordinaria. Un innamoramento giovanile in un paesino campano: un ragazzo e una ragazza che si giurano amore eterno salvo perdersi pochi anni dopo, risucchiati da altre cose, da altre vicende, per poi rincontrarsi dopo molto tempo, ambedue sposati, lei trasferita a Roma, lui rimasto lì ma sempre in giro, a lavorare come rappresentante di commercio, e scoprire di essere stati frettolosi, di aver compiuto uno sbaglio clamoroso...<a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/19/il-coraggio-di-una-soluzione/"> continua...</a><br /><br /><strong>IL LUNGO INVERNO</strong><br /><br />Sorseggio distrattamente un tè al gelsomino addolcito con una punta di miele d’acacia, per ammazzare il freddo che mi si è infilato nelle ossa. Sono rientrato in casa da poco. È mattina presto ed in veranda ho dato di sfuggita un’occhiata al termometro, che anche oggi se ne rimarrà abbondantemente sotto lo zero...<a href="http://lagiostradidante.wordpress.com/2010/03/06/il-lungo-inverno/"> continua...</a><br /><br /><strong>MERMAID'S MEMORIES</strong><br /><br />La bambina abitava in un appartamento, disposto su due piani, sulla Hoffnungstraße. Strano nome da assegnare ad una via che, in realtà, era un vicolo. La sua stanza era al piano inferiore, l’unica apertura era rappresentata da una porta. Su una parete c’era un trompe d’oeil, una finta finestra affacciata sul mare... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/22/mermaids-memories/" target="_blank">continua...</a><br /><br /><strong>VISITE!</strong><br /><br />È comparsa una scritta sul muro ieri, come se un dito avesse tracciato sulla fuliggine rimasta attaccata alle pareti di casa mia. Diceva solo “ciao a tutti”… <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/23/visite/">continua...</a><br /><br /><strong>SPIRALI DI SOGNO</strong><br /><br />Aprii gli occhi. Mi ritrovai in uno strano mondo. Il cielo azzurro splendente era il palcoscenico di strane creature. Due elefanti, uno rosa e uno blu ballavano e saltellavano rimbalzando sulla coda... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/24/spirali-di-sogno/">continua...</a><br /><br /><strong>IL CANTO DELLE FORMICHE NERE</strong><br /><br />Cosa ci sta succedendo? Mentre passeggiavo ho visto un vecchio trascinato sull’asfalto. L’hanno derubato, nessuno lo aiuta, i passanti sono ciechi, proprio non lo vedono. Mi ha ricordato un altro vecchio... c<a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/25/il-canto-delle-formiche-nere/" target="_blank">ontinua...</a><br /><br /><strong>POMERIGGIO SOSPESO</strong><br /><br />Lei aveva indossato una vestaglia da camera, si era seduta al tavolo, aveva aperto il suo piccolo diario. Doveva spingersi in avanti, lo sapeva: avrebbe dovuto riordinare la casa, farsi una doccia, vestirsi per uscire, ma era rimasto in aria il passaggio quasi impalpabile di lui, forse il suo odore, la sua ombra, quel suo esser stato lì in silenzio fino a poco prima, e questo bastava a paralizzale dolcemente qualsiasi movimento... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/27/pomeriggio-sospeso/">continua...</a><br /><br /><strong>IL RISVEGLIO</strong><br /><br />Dm-.à/&00kPr 2OProvòP=?rova Prova… ecco, forse ci siamo. Ci riesco. Riesco a formare i caratteri sullo schermo proiettando la mente fuori dal mio corpo. Non so come sia possibile, ma è esattamente così. Se mi state leggendo, sappiate che il mio nome è Libero Valenti, che sono in stato vegetativo da oltre quindici anni e che mi trovo nella mia stanza da letto in un appartamento alla periferia di Roma... <a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/29/il-risveglio/">continua...</a><br /><br />...LE POESIE...<br /><br /><a href="http://lagiostradidante.wordpress.com/2010/03/09/la-mia-decadenza/">LA MIA DECADENZA</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/26/pettinami-le-ciocche-dolce-madre/">PETTINAMI LE CIOCCHE DOLCE MADRE</a><br /><br /><a href="http://willoworld.wordpress.com/2010/03/31/dove-cominci-tu-inizio-io/">DOVE COMINCI TU, INIZIO IO</a><br /><br />...E LE 101 PAROLE...<br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/citarsi-addosso.html">CITARSI ADDOSSO</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/il-colore-affluisce-nel-punto.html">IL CUORE AFFLUISCE NEL PUNTO</a><br /><br /><a href="http://101parole.blogspot.com/2010/03/groupie.html">GROUPIE</a><br /><br /><em><strong>Leggi anche: </strong></em><a href="http://isilenti.wordpress.com/2010/03/17/letture-nella-citta-vecchia/"><em><strong>Letture nella Città Vecchia</strong></em><br /></a>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-3912079525121700272010-04-22T09:31:00.000+02:002010-04-22T09:33:16.296+02:00THE PATROLMAN: Gran Finale<p><em>Si conclude oggi con questi due ultimi capitoli l’epopea di Joe Roberts, una storia mozzafiato di Massimo Mangani. Il racconto è ispirato al famoso pezzo di Bruce Springsteen “Highway Patrolman”. L’autore, chiedendosi che fine avesse fatto il Franky della canzone, ha incominciato a buttar giù questa sorta di “pulp on the road” che da Rock City, città immaginaria che ricorda Los Angeles, ci ha condotti fino al Canada. </em></p> <p><em>I miei più sentiti complimenti a Massimo che ci ha reso partecipi di questa bellissima avventura. Leggetela dall’inizio sfogliando tutti gli interventi <a href="http://colonyofslippermen.wordpress.com/tag/the-patrolman/">a questo link</a>. Per chi invece ci ha seguito fino ad oggi, ecco qui sotto i capitoli conclusivi del racconto. Buona lettura e buon ascolto! (più avanti troverete anche la versione di Johnny Cash).</em></p> <p><span style="text-align: center; display: block;"><object height="350" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/BJxt17_dizE&rel=1&fs=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1"> <param name="allowfullscreen" value="true"> <param name="wmode" value="opaque"> <embed src="http://www.youtube.com/v/BJxt17_dizE&rel=1&fs=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" wmode="opaque" height="350" width="425"></embed> </object></span></p> <p><strong>CAPITOLO 18</strong></p> <p>Non riesco a credere alle mie orecchie, lo hanno chiamato “capo”… Franky… non è possibile, qualcosa non quadra, devo assolutamente parlare con lui, dentro di me sento strane vibrazioni… probabilmente prima che mi asportassero il tumore sarebbe stato il preambolo dell’apparizione dei miei piccoli amici… devo raggiungere mio fratello, non riesco a costruire la storia… deve spiegare… ha moooolto da spiegare.<br />Sento la porta che si apre, passi che scendono le scale, sono almeno due uomini. Da dietro il pancale dove sto nascosto riesco a intravedere gli ultimi gradini, Individui armati appaiono, sono almeno tre, si guardano in giro con circospezione. Stringo l’AK 47 pronto a fare fuoco, non ne lascerò vivo nemmeno uno, devo liberare il campo e salire quella maledetta scala. I tre si separano, uno viene verso di me, gli altri due spariscono nella semi oscurità… <span id="more-754"></span>sento i passi avvicinarsi, arriva dal lato destro, io mi sposto sulla sinistra, aspetto, l’uomo si ferma. Ad occhio e croce deve trovarsi a pochi passi dal pancale, sulla diagonale opposta a dove mi trovo io, i passi riprendono, la cosa migliore è aspettarlo, prendo la mira, lentamente l’uomo inizia a girare intorno alle casse, vedo la canna della sua pistola spuntare dietro l’angolo, trattengo il respiro… improvvisamente appare, stringe l’arma con due mani, sta prendendo la mira ma io posso giocare d’anticipo… il proiettile dell’AK 47 gli dilania il petto, schizzi di sangue e frammenti di midollo osseo schizzano sul muro dietro di lui, si affloscia come una marionetta senza fili, una pozza di sangue si forma all’istante sotto il suo corpo, l’eco dello sparo sta ancora rimbombando nel capannone.<br />Sento lo scalpiccio dei passi degli altri due uomini che si avvicinano di nuovo, devo giocare sul fattore sorpresa, appena penso di poterli avere a portata di tiro schizzo fuori sparando all’impazzata, il primo cade con la testa frantumata, l’altro riesce a scansare il colpo, si butta per terra, prende la mira e spara colpendomi di striscio ad un polpaccio, sento bruciare, la ferita inizia subito a sanguinare… sparo ancora verso di lui, vedo la gamba destra che gli esplode, il sangue schizza a fiotti dalla femorale, l’uomo urla, gli punto ancora la mia arma contro, stavolta prendo la mira… la testa gli esplode.<br />La strada dovrebbe essere libera adesso, corro verso le scale, mi butto dietro ad un altro pancale per vedere se qualcuno mi sta prendendo di mira… non so quanti uomini vivi ci sono ancora… oltre Franky.<br />Con il fiatone inizio a pensare a come potrebbero essere andati i fatti… dopo aver ucciso quel ragazzo giù a Perrineville Franky è scappato in Canada, si è affiliato ad una banda di trafficanti e ne è diventato il capo… ma perché mentire a Maria… perché la messinscena della telefonata? Forse perché lo credessimo morto, perché non lo andassimo mai a cercare… in fondo adesso sta cercando di farmi fuori, ma la cosa non deve piacergli… conoscendolo!<br />Improvvisamente, nell’assoluto silezio sento la voce di Franky, proviene dal soppalco: -”Tanto non avete più nessuna possibilità…”<br />Un’altra voce, con forte accento francese lo interrompe: -”Zitto lurido bastardo, adesso è l’ora di farla finita, dopo che saremo riusciti ad ammazzare quel federale, arriverà il tuo turno!”<br />-”Non vi servirà a niente, avete le ore contate…”<br />Una terza voce si intromette: -”Hey capo, mi domando come abbia fatto, lo abbiamo accompagnato anche al cesso, tenuto d’occhio 24 ore su 24…”<br />Tiro un sospiro di sollievo, il capo non è Franky… è quella merda dall’accento francese, lo stanno davvero tenendo prigioniero… ora si tratta di scoprire cosa c’è dietro.<br />Esco dal nascondiglio, raggiungo la rampa, inizio a salire lentamente, mooolto lentamente, non devo farmi assolutamente sentire… nel frattempo ho cambiato il caricatore al fucile, ho controllato anche quello della 44, manca un colpo.<br />La voce francese riprende a parlare: -”Sarà il caso di andare a vedere cos’è successo, non sento più niente giù, devono averlo fatto fuori ma ho il sospetto che anche i ragazzi non se la passino bene, saranno stati sparati almeno 100 colpi!”<br />-”Vado capo!”<br />Arrivo in cima alle scale, mi appiattisco alla parete, aspetto che la porta si apra, mentre l’uomo esce gli faccio lo sgambetto, ruzzola giù per le scale, gli sparo una decina di colpi, quando arriva in fondo una buona parte del suo corpo è ridotto ad una poltiglia sanguinolenta, entro nel soppalco pronto a sparare ancora, mi blocco subito. Un ciccione sta puntando una pistola alla tempia di Franky, mi guarda con un ghigno, Franky ha un paio di manette ai polsi…<br />-”Butta il fucile stronzo o il cervello del tuo compare sarà la cena dei topi che infestano questo lurido posto!”<br />Franky mi guarda… compare… lo sguardo eloquente… fai quello che dice. Lascio cadere l’AK-47 per terra, lo allontano da me con un calcio, il maiale non sa della 44!<br />Tutto avviene così in fretta che non riesco a rendermi conto di nulla, il mangiarane si volta verso di me, mi tiene sotto tiro, inizia a chinarsi per raccogliere il fucile, improvvisamente Franky si alza, lo colpisce con violenza alla nuca con entrambe le mani, le manette lo mettono quasi KO, io estraggo la 44, mentre premo il grilletto il ciccione mi punta contro la sua arma… i colpi partono simultaneamente… mentre vedo volare via la sua calotta cranica, sento una specia di botta fortissima sulla mia fronte, rimango stordito per qualche istante, vedo Franky che si precipita verso di me, sta urlando qualcosa, dal labiale mi pare un NOOOOOOOOOOO!<br />Del liquido appiccicaticcio inizia a colarmi sugli occhi, le gambe mi cedono, l’impatto con il pavimento è piuttosto forte, resto immobile a fissare la lampadina sul soffitto, stranamente non provo alcun dolore… Franky si china su di me… vedo i movimenti al rallentatore, non sento alcun suono… Le mani di Franky mi accarezzano i capelli, ogni tanto si ritraggono, passano sul suo viso che si imbratta del mio sangue, poi iniziano ad accarezzarmi di nuovo… vedo le lacrime che sgorgano dai suoi occhi, le labbra si muovono… -”Non morire Joe, ti prego, tieni duro… JOEEEEEEEE!!!!”<br />Meglio così fratellino, dammi retta, meglio così! Sento sempre più freddo, ho sonno, moooolto sonno, Franky continua a piangere, arrivano altri uomini, alcuni hanno le divise della Guardia Nazionale canadese, altri le pettorine dell’FBI… lo sapevo vecchio Franky… lo sapevo che eri a posto… i fratelli servono anche per questo no?<br />Inizio a sentirmi bene, maledettamente bene, in fondo preferisco crepare in questo modo piuttosto che in un letto di ospedale col catetere infilato nell’uccello ed un ago nel braccio!<br />Eccoli i miei piccoli amici, vedo le loro ombre ballonzolare davanti a me…<br />-”È ora di andare Joe!”<br />-”Il piano è andato a buon fine!”<br />-”Vieni, seguici Joe!”<br />Con grandissimo sforzo riesco a dire: -”Chi siete?”<br />-”Non lo hai ancora capito Joe?”<br />-”Siamo la tua coscienza, ti abbiamo semplicemente guidato fin qui!”<br />-”Quella sera Joe, hai lasciato andare via tuo fratello, ma la colpa più grave non è quella, è che lo hai lasciato solo…”<br />-”…a combattere” Merda!<br />“Tutto quello che hai fatto, gli atti di giustizia a Rock City, in Messico hanno compensato quella colpa…”<br />“…noi ti abbiamo solo mostrato quello che sapevi già… dal sexy shop in poi… noi siamo la parte buona del mostro che ti ha invaso!”<br />“…il nostro compito finale era riportarti qui, aiutare Franky… saldare una volta per tutte il tuo debito!”<br />-”È ora di andare Joe……”<br />Sento freddo, mooolto freddo, il mio respiro si sffievolisce… si affievolisce… si affievolisce…<br />Franky è ancora inginocchiato, riesco a parlare: -”Và da Maria… i ragazzi… un padre!”<br />Franky annuisce, riesco ancora a chiedere: “Perché?”<br />Franky si fruga nella tasca interna della giacca, estrae un portadocumenti nero, me lo mostra… c’è un tesserino con la sua foto… Federal Bureau of Investigation… agente speciale Franky Roberts… annuisco… ora posso crepare in pace!</p> <p><span style="text-align: center; display: block;"><object height="350" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/ZhvZQfCCvpY&rel=1&fs=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1"> <param name="allowfullscreen" value="true"> <param name="wmode" value="opaque"> <embed src="http://www.youtube.com/v/ZhvZQfCCvpY&rel=1&fs=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" wmode="opaque" height="350" width="425"></embed> </object></span></p> <p><strong>CAPITOLO 19</strong></p> <p><em>Dalle memorie di Franky Roberts<br />Perrineville, 15 Aprile 2010</em></p> <p>Non fui io ad uccidere il ragazzo quella sera di 35 anni fa laggiù a Perrineville. Per la verità è una storia lunga ma credo sia arrivato il momento di raccontarla, se non altro perché ha causato la tragica morte di mio fratello Joe diversi anni dopo.<br />Quando tornai dal Vietnam devo dire che rimasi piuttosto sconvolto nel trovare Maria sposata con mio fratello; in fondo era la mia ragazza.<br />Inizialmente il dolore fu talmente forte che mi misi a bere, in Paese tutti erano convinti che fossi impazzito, che l’inferno del Vietnam mi avesse ridotto come tanti altri sopravvissuti, un elemento pericoloso per la società. Provai a riprendermi la mia vita, ma senza un lavoro e senza Maria era davvero dura.<br />Incontrai Jason una sera d’inverno, eravamo stati insieme a Saigon, gli raccontai le mie disgrazie, mi disse che era entrato nel Bureau, che avevano bisogno di gente in gamba, mi lasciò il suo biglietto da visita. Qualche mese dopo divenni agente federale, assegnato ad operazioni sotto copertura; nel frattempo mi ero ripulito, l’alcool era solo un brutto ricordo. Tuttavia dovevo continuare a comportarmi come uno svitato per non destare sospetti in attesa dell’assegnazione di un incarico.<br />Finalmente fui messo in contatto con una banda di trafficanti canadesi, con basi anche nel New Jersey: avrei dovuto infiltrarmi ed informare i miei superiori su tutte le loro attività… scoprii che non si occupavano soltanto di droga, ma anche di traffico di armi e prostitute.<br />Riuscii anche a scoprire che la loro base operativa si trovava a Saskatoon ed iniziai ad andarci piuttosto spesso finché guadagnai la fiducia di Hector Marceau, il capo.<br />Divenni responsabile dello smistamento nel New Jersey, il Bureau acquistò un capannone dove stipare armi e droga… l’idea non era quella di sgominare subito la gang ma di tenerla d’occhio per un pò in modo da scoprire eventuali collegamenti con pesci più grossi.<br />Durante una delle mie trasferte conobbi George, un ragazzino di vent’anni arruolato dalla banda come fattorino, Hector mi affidò il compito di svezzarlo, la prima missione era portare una prostituta minorenne ad un ricco produttore di Hollywood, era sottinteso che durante il viaggio avremmo potuto disporne a nostro piacimento.<br />A metà del viaggio avvenne l’irreparabile, i due ragazzi si innamorarono, quell’amore puro ed intenso di cui solo gli adolescenti sono capaci.<br />George provò a fuggire con la ragazza, riuscii a fermarlo e feci la mia prima cazzata, la cosa che un agente sotto copertura non deve mai fare…..gli rivelai la mia identità.<br />Consapevole dei rischi a cui ci stavamo esponendo, li portai a Perrineville pensando di mettere tutti al sicuro. Abbagliato da quell’amore in cui rivedevo ciò che avevo provato io per Maria, feci la seconda cazzata, preparai la loro fuga, la pianificai nei minimi particolari. In realtà, avessi avuto un barlume di lucidità avrei dovuto avvertire i miei superiori di tutto il casino e far mettere i ragazzi sotto protezione… ma non lo feci.<br />La famosa sera accadde che un membro della gang in trasferta riconobbe i due ragazzi che si preparavano a partire… successe in un locale a Nord di Perrinville… iniziò ad insidiare la ragazza, ad offenderla, poi disse che se non gliel’avesse data sarebbe corso da Hector a spifferare tutto, compreso il fatto che io non avevo portato a termine la missione. George provò a reagire, ci fu una colluttazione, George ebbe la peggio, si ritrovò con il cranio fracassato, io arrivai dopo una decina di minuti, il ragazzo era già morto. Riuscii a farmi raccontare dalla piccola cosa era successo, poi sentii in lontananza la sirena dell’auto di pattuglia di mio fratello Joe. Dissi alla ragazza di mentire: “Quando il polziotto ti chiederà chi è stato, tu digli che è stato Franky” Era l’unico modo per depistare le indagini, nemmeno Joe sapeva del mio lavoro all’FBI, pensava che fossi ancora uno spiantato!<br />Inseguito da Joe riuscii a varcare il confine con il Canada, raggiunsi il membro della gang che aveva ucciso George e lo freddai con grandissimo piacere, poi mi recai a Saskatoon e da laggiù avvertii i miei superiori che mi ordinarono di rimanerci continuando a fornire informazioni.<br />Le cose andarono bene per molto tempo, grazie alle mie dritte l’FBI riusciva a scoprire e smantellare enormi traffici di droga ed armi.<br />La cosa deve aver insospettito Hector che ha iniziato a guardarsi le spalle, alla fine, non so come, ha scoperto che all’interno della banda c’era una talpa e che quella talpa ero io.<br />Così sono passato da agente informatore del Bureau ad informatore di Hector Marceau. Dopo avermi fatto prigioniero, invece di ammazzarmi mi hanno costretto a fare il doppio gioco, hanno installato una ricetrasmittente nella base da dove poter parlare direttamente con il distretto di New York, fornendo informazioni imprecise o false ai miei colleghi. Nonostante fossi controllato giorno e notte, sono riuscito a mettere la pulce nell’orecchio al comandante del distretto… quando Joe è arrivato, anche l’ FBI era già in viaggio…<br />La morte di Joe ha segnato il resto della mia vita, mi sento maledettamente in colpa, sono sicuro che in qualche modo l’ho attirato io verso la fine… deve aver sentito il mio richiamo… non so come spiegare… tra fratelli è una cosa piuttosto normale… dopo essere stato fatto prigioniero dalla gang ho iniziato a sognarlo spesso, lui deve aver percepito qesti sogni.<br />Ha lasciato Rock City e si è messo sulle mie tracce… diavolo… era mio fratello!<br />Ti voglio bene Joe, ovunque tu sia ti voglio maledettamente bene!</p> <p style="text-align: right;"><strong><em>Massimo Mangani – <a href="http://colonyofslippermen.wordpress.com/tag/the-patrolman/">Altri Capitoli</a></em></strong></p> <p><em><strong>HIGHWAY PATROLMAN</strong></em></p> <p><em><strong></strong>My name is Joe Roberts; I work for the state.<br />I’m a sergeant out of Perrineville: barracks number eight.<br />I’ve always done an honest job; honest as I could.<br />Got a brother named Frankie; Frankie ain’t no good.</em></p> <p><em>Well ever since we were young kids, it’s been the same come down:<br />I’d get a call on the shortwave; Frankie’s in trouble down town.<br />Well if it was any other man, I’d put him straight away.<br />But sometimes when it’s your brother, you look the other way.</em></p> <p><em>Yeah, me and Frankie laughin’ and drinkin’;<br />Nothin’ feels better than blood on blood.<br />Takin’ turns dancin’ with Maria,<br />While the band played “The Night of the Johnstown Flood”.<br />I catch him when he’s strayin’, like any brother should.<br />Man turns his back on his family, he ain’t no good.</em></p> <p><em>Well Frankie went into the army back in 1965,<br />I got a farm deferment, settled down, took Maria for my wife.<br />But them wheat prices kept on droppin’, ’til it was like we’s gettin’ robbed.<br />Frankie came home in `68, and me, I took this job.</em></p> <p><em>Yeah, me and Frankie laughin’ and drinkin’;<br />Nothin’ feels better than blood on blood.<br />Takin’ turns dancin’ with Maria,<br />While the band played “The Night of the Johnstown Flood”.<br />I catch him when he’s strayin’,<br />Teach him how to walk that line.<br />Man turns his back on his family, ain’t no friend of mine.</em></p> <p><em>The night was like any other, I got a call `bout a quarter-to-nine.<br />There was trouble at a roadhouse, out on the Michigan line.<br />There was a kid on the floor lookin’ bad, bleedin’ hard from his head.<br />There was a girl cryin’ at a table: “It was Frankie,” she said.</em></p> <p><em>I ran out and I jumped in my car and I hit the lights.<br />I musta done about a hundred and ten, through Michigan county that night.<br />It was down by the crossroads, out by Willow Bank.<br />Seen a Buick with Ohio plates; behind the wheel was Frank.</em></p> <p><em>Well I chased him through them county roads.<br />‘Til a sign said “Canadian border five miles from here”.<br />Pulled over to the side of the highway,<br />Watched the tail-lights disappear.</em></p> <p><em>Yeah, me and Frankie laughin’ and drinkin’;<br />Nothin’ feels better than blood on blood.<br />Takin’ turns dancin’ with Maria,<br />While the band played “The Night of the Johnstown Flood”.<br />I catch him when he’s strayin’, like any brother should.<br />Man turns his back on his family, he ain’t no good.<br /><strong><br />Written by Bruce Springsteen</strong></em></p>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-72743297485680428942010-04-21T09:08:00.000+02:002010-04-21T09:09:27.036+02:00THE PATROLMAN: Capitolo 17<a href="http://colonyofslippermen.files.wordpress.com/2010/04/patrolman17.jpg"><img class="alignnone size-full wp-image-751" title="Patrolman17" src="http://colonyofslippermen.files.wordpress.com/2010/04/patrolman17.jpg" alt="" width="500" height="375" /></a><br /><br /><strong>PRIMA PARTE</strong><br /><br />Ho girovagato tutto il giorno senza meta, Saskatoon è una cittadina piacevole, piccola, tranquilla, è quasi impossibile pensare che anche qui possano svolgersi attività criminali. Mi fermo a mangiare un hot dog in un parco pulito e ben curato, la voglia di fare i bagagli e ripartire per andarmene a crepare a Rock City è davvero forte, non fosse per mio fratello!<br />Il sole inizia a calare, mi avvio verso la 3rd, devo iniettarmi una dose di morfina e presentarmi all'appuntamento con il mio intermediario, devo agire prima possibile considerato che il tempo a mia disposizione è estremamente limitato, il mostro dentro il mio cervello potrebbe decidere di farla finita da un momento all'altro, in quel caso anche Franky andrebbe a farsi benedire!<br />Torno all'albergo, mi sciacquo un pò e preparo l'iniezione... il dolore sparisce immediatamente ed io torno a sentirmi maledettamente bene! Aspetto l'ora stabilita, infilo l'AK 47 carico nella borsa nera, scendo le scale ed esco dalla porta riservata al personale di servizio. Il portiere mi sta aspettando, appena mi vede fa un cenno con il capo per indicarmi la strada da seguire, camminiamo nella semi oscurità fino ad un Pick-Up nero, nuovo fiammante, saliamo a bordo, il motore inizia a rombare... partiamo.<br />Durante il tragitto l'uomo mi dice di chiamarsi David Lagrange, un maledettissimo francese, ha parlato con i suoi amici che hanno deciso di ascoltare la mia proposta... pur di guadagnare bei soldoni sarebbero disposti a stuprare le loro madri! Ascolto con finta indifferenza, quando ormai è notte arriviamo in quella che ha tutta l'aria di essere una zona industriale, ci fermiamo davanti ad un capannone, tutto intorno oscurità e silenzio, dobbiamo aspettare che vengano a prenderci, dentro il "covo" nessuno può entrare. David accende una sigaretta, decido di tentare il tutto per tutto: -"Senti amico, oltre all'affare che devo portare a termine, i miei capi mi hanno chiesto di riprendermi l'americano che state tenendo prigioniero... non mi hanno detto esattamente cos'abbia combinato ma vorrebbero farlo sparire loro..."<br />-"Non so di cosa tu stia parlando, non abbiamo nessun americano..."<br />-"Andiamo, si chiama Franky Roberts... ha fregato la mia banda giù a Rock City in California e merita una bella lezione..."<br />Il francese tira sempre più nervosamente la sigaretta, lo sguardo teso, intuisco di averlo messo a disagio, lo guardo con insistenza...<br />-"Ascolta amico, i boss da cui dipendo mi hanno dato carta bianca in fatto di denaro e mi hanno anche detto che l'americano vale tanto... devo inserirlo nell'affare..."<br />- "Aspetta un minuto..."<br />Si precipita giù dal furgone, nell'oscurità intravedo la sua ombra avvicinarsi al cancello del capannone, aspetto qualche minuto, poi uno spiraglio si apre, appare un'altra ombra... confabulano per un po'... il mangiarane torna verso il Pick-Up, risale, mette in moto.<br />-"Adesso dove andiamo?"<br />-"Il capo in persona ti vuole vedere..."<br />Stiamo andando verso la campagna, ci fermiamo nei pressi di un casolare, pare abbandonato... David spenge il motore, appena girata la chiave si volta verso di me... non gli lascio neanche il tempo di provarci... la 44 sputa una lingua di fuoco, il suo cervello schizza all'indietro sul vetro del finestrino che va in frantumi, lo sportello si apre per il contraccolpo, un corpo con la testa ridotta in poltiglia vola fuori, in mano stringe ancora una calibro 9... dovrò tornare da solo al capannone... e capire perché Franky è così pericoloso!<br /><br /><strong>SECONDA PARTE</strong><br /><br />Il capannone sembra deserto, parcheggio il Pick-Up facendo un poì' di rumore, devono credere che David abbia compiuto la missione, arraffo la borsa con l'AK-47, lo tiro fuori e me lo metto a tracolla. Frugo sotto il sedile, afferro il crick, scendo dal furgone e mi avvio verso il cancello... aspetto qualche secondo poi dò un colpettino sulla latta, resto in silenzio, sento dei passi avvicinarsi, per fortuna è un uomo solo. Rumori di chiavi, un lucchetto poi un chiavistello, il cancello si muove appena, scorre lasciando uno spiraglio attraverso il quale intravedo la sagoma di un individuo...<br />-"David?"<br />Non dico nulla, il cancello si apre un pò di più, è il momento buono, afferro la maniglia e la tiro con tutta la forza, fa molta resistenza, l'uomo si sbilancia, cade per terra, dalla mano scivola via una pistola, non aspetto neppure una frazione di secondo, stringo più forte il crick e lo colpisco sulla testa, non emette nessun suono, il sangue comincia subito ad uscire dalla ferita, prova a rialzarsi ma lo colpisco ancora, poi ancora ed ancora, il cranio si fracassa definitivamente, il corpo resta immobile in una pozza di sangue e cervella, lo scavalco ed entro nel capannone... spero di non aver fatto troppo rumore e soprattutto spero maledettamente che Franky sia qui!<br />L'ambiente è enorme, male illuminato, apparentemente nessuna attività umana, mi muovo con circospezione, prima o poi qualcuno si farà vivo... per poco! Enormi pancali sono ammassati un po' ovunque, sopra ci sono grandi scatoloni di cartone avvolti dal cellophane, sembrano pronti per essere spediti. Per terra vedo altri scatoloni aperti, contengono pacchetti trasparenti con della polvere bianca, probabilmente eroina raffinata, la banda fa le cose in grande!<br />Dietro ad una serie di pancali intravedo una scala... porta ad un soppalco chiuso, da una finestrella si vede una luce, qualcuno deve essere là dentro! Salgo gli scalini facendo attenzione a non fare rumore, rimango sulla porta... prima di entrare voglio sapere cosa mi aspetta... percepisco il suono di due voci... prendo la maniglia, la ruoto lentamente e sbircio dallo spiraglio... la scena che mi si presenta davanti mi inquieta... ci sono due uomini, uno è seduto davanti ad un apparecchio, una ricetrasmittente, l'altro sta alle sue spalle, pare gli fornisca alcune indicazioni... l'uomo seduto è Franky! Probabilmente faccio rumore, l'uomo che sta in piedi si volta di scatto, estrae una pistola, si precipita verso di me... spalanco la porta, imbraccio il fucile e lo freddo con un colpo alla testa che lo decapita di netto, Franky si volta...<br />-"No Joe!!!!"<br />Non so da dove spunta un altro uomo, inizia a sparare all'impazzata, devo ritirarmi, mi precipito giù dalle scale, i prioettili mi fischiano vicino agli orecchi... mi riparo dietro ad un pancale... sento la sua voce.<br />-"Che cazzo hai fatto Franky?"<br />-"Io niente!"<br />-"Chi cazzo è quello!!!"<br />-"Calmati... Ho detto calmati!!!!!"<br />Rumori non identificabili<br />-"Ok capo, mi calmo... mi calmo, ma devo andare a cercare quel bastardo!"<br /><p style="text-align: right;"><strong><em>Massimo Mangani - <a href="http://colonyofslippermen.wordpress.com/tag/the-patrolman/">Laggi gli altri capitoli</a></em></strong></p>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3084118796443090616.post-60638182301935314982010-04-20T08:44:00.000+02:002010-04-20T08:45:20.163+02:00THE PATROLMAN: Capitolo 16<a href="http://colonyofslippermen.files.wordpress.com/2010/04/patrolman-16.jpg"><img style="width: 432px; height: 348px;" class="alignnone size-full wp-image-747" title="Patrolman 16" src="http://colonyofslippermen.files.wordpress.com/2010/04/patrolman-16.jpg" alt="" /></a><br /><br />Arrivo a Saskatoon quando il sole è sorto ormai da un pezzo, percorro Idylwyld Drive; per essere una delle arterie principali della città il traffico è praticamente assente, il caos di Rock City quaggiù è semplicemente un brutto ricordo, tutto è maledettamente ordinato, maledettamente pulito, nemmeno Perrineville è così perfetta.<br />Dopo un po' di giri imbocco la North 3rd Avenue, mi fermo nel primo motel che incontro, ho bisogno di sistemarmi un po'. La testa inizia a dolermi e credo dovrò sparami un po' di morfina, parcheggio la Chevy prenoto una stanza e mi chiudo a chiave. Tiro fuori il necessario, preparo laccio, siringa e soluzione e mi sparo la dose in vena; via via che entra in circolazione il dolore sparisce ed io mi sento forte ed invincibile come un leone. Apro la borsa nera, tiro fuori la 44, è perfettamente pulita e lubrificata, prendo le pallottole e riempio il caricatore... ovviamente sono quelle modificate, capaci di far esplodere la testa ad un cinghiale. Ripongo la 44 carica, tiro fuori l'AK 47, è un piccolo gioiello, una via di mezzo tra un fucile ed un mitragliatore, il caricatore è leggermente curvo e moooolto lungo! I proiettili sono enormi, possono dilaniare un essere umano senza troppi problemi, mi sarà davvero utile.<br />Adesso devo semplicemente mettermi alla ricerca dei balordi che tengono prigioniero mio fratello Franky, non sarà un gioco da ragazzi e soprattutto non ho la più pallida idea di quanto tempo lo terranno ancora in vita. Se non lo hanno ucciso subito significa che deve tornare più utile da vivo ai suoi rapitori, altrimenti, avesse compiuto soltanto uno sgarbo il suo cadavere sarebbe già in fondo ad un fiume o nel pilone di cemento armato di qualche costruzione. Dovrò rispolverare le mie capacità investigative ma questa volta nessuno verrà assicurato alla giustizia, o almeno non a quella terrena.<br />Alla reception del motel il portiere è un tipo all'apparenza poco raccomandabile, sulle braccia ha dei vistosi tatuaggi, deve essersi fatto diversi anni dentro, probabilmente potrebbe essere utile interpellarlo, magari saprebbe darmi qualche dritta. Maria ha parlato di un giro di droga, armi e forse prostituzione, il tipo ha l'aria di saperla lunga su tutte e tre, forse fa parte della banda. Decido di non mettere troppo tempo in mezzo, mi avvicino al bancone ed inizio a fissarlo, lui ricambia sostenedo il mio sguardo con aria interrogativa. Estraggo il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans, tiro fuori due biglietti da cento e li appoggio in bella mostra sul ripiano, proprio davanti a lui: -"Sputa amico"<br />-"Ho bisogno di un po' di roba" dico mentre allungo il barccio e gli mostro il segno dell'iniezione appena fatta.<br />Mi guarda con aria stupefatta: -"Avrei giurato tu fossi un tipo a posto, non sembri affatto un tossico..."<br />-"Le apparenze ingannano... allora?"<br />-"Ho alcuni amici che trattano questo tipo di merce, sono gli unici in città, se mi dai tempo mi metto in contatto e ti faccio avere un appuntamento..."<br />"...che sia veloce, nelle mie condizioni non posso aspettare."<br />-"Facciamo così... mettici un altro centone e... "<br />."...facciamo così, ne metto altri due se la cosa va in porto, altrimenti..."<br />Alzo leggermente la maglietta e gli mostro il calcio della 44. -"Hey amico, mi sa tanto che tu non vuoi soltanto roba per te... tu vuoi concludere un affare..."<br />-"Anche se fosse... come vedi sono molto affidabile... in fatto di grana... mettimi in contatto con i tuoi amici e non te ne pentirai... garantisco!"<br />-"Stasera, quando smonto dal turno... all'ingresso del personale di servizio nel vicolo qua dietro."<br />-"Molto bene..."<br />Me ne vado abbastanza soddisfatto, al primo colpo sono forse riuscito a gettare l'amo, adesso devono abboccare i pesciolini. "Qualcosa" sta continuando a darmi una mano, ho imboccato la strada giusta, mi sono fermato nel motel giusto, ho avvicinato la persona giusta... coincidenze?<br />Esco dal motel, aspetterò il cambio del turno in giro per questa città immacolata, magari mi metterò alla ricerca di qualche quartiere brutto sporco e cattivo... come piacciono a me!<br /><p style="text-align: right;"><strong><em>Massimo Mangani - <a href="http://colonyofslippermen.wordpress.com/tag/the-patrolman/">Leggi gli altri capitoli</a></em></strong></p>Willoworldhttp://www.blogger.com/profile/15184918938506649897noreply@blogger.com0