Jack Lombroso & Jonathan Macini
Ogni settimana un capitolo tutto per voi,
qua su Novocaina
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CI TENIAMO A PRECISARE CHE I CONCETTI ESPRESSI NEL RACCONTO "IL SEME DELL'ODIO" NON RISPECCHIANO NE' LA MENTALITA' DEGLI AUTORI DEL BLOG NE' TANTOMENO QUELLA DEGLI AUTORI DEL RACCONTO.
RITENIAMO CHE OGNI FORMA DI RAZZISMO SIA TERRIBILE E INVOLUTIVA PER TUTTA LA RAZZA UMANA.
Il freddo mi penetra le ossa mentre il gorgoglio che proviene dal pozzo aumenta sempre più di intensità. D’un tratto una colonna d’acqua si alza dal centro del pozzo. Sarà alta almeno tre metri ed erutta con una forza incredibile. Il getto colpisce il soffitto e ricade giù, scaraventandomi a terra.
Mi ritrovo a sedere, zuppo come una spugna. Le gocce che mi scivolano sulla pelle e mi entrano in bocca sono salate. È acqua di mare. Acqua di mare in pieno deserto. La colonna continua a fuoriuscire dal pozzo e lentamente si colora di rosso. L’acqua è diventata sangue, mi tinge di porpora, si mischia con la sabbia, creando una fanghiglia nauseabonda. L’odore toglie il respiro, un misto di dolce e salato che satura l’aria del tempio. Non ho più fiato, la mia testa inizia a girare e la vista mi si annebbia. Sono ormai certo di morire…
Devo aver perso i sensi. Sono disteso a terra, solo. C’è molta umidità nell’aria e avverto ancora quell’odore dolce e salato. Riesco finalmente ad aprire gli occhi e mi accorgo di non essere più nel tempio. Sono invece su una duna di sabbia, simile a quella che nascondeva la vallata con la caverna. Ora che ci faccio caso il paesaggio è esattamente uguale a quello. Mi alzo in piedi, non ho più la divisa addosso. Sono completamente nudo.
Un nuovo gorgoglio coglie la mia attenzione. Mi avvio a piccoli passi verso la cima della duna. Non riesco a capire perché, ma mi sento molto stanco. Faccio una fatica tremenda a muovere un passo dietro l’altro.
Finalmente arrivo in cima alla duna. Non credo ai miei occhi…
Davanti a me si stende un mare rosso. Un mare sanguigno nel mezzo al deserto. La vastità dell’acqua è tale da non poterne vedere la fine.
Improvvisamente mi giunge una voce. Viene dal fondo di quel mare rosso. La lingua è sconosciuta ma comprendo ugualmente il significato di ogni singola parola. La voce gorgoglia come se parlasse attraverso lo sciabordio delle onde. Come se fossero le onde stesse a parlare.
- Ti ciberai dei bulbi affinché io possa vedere tramite te il terrore che mi genera. Affinché da quel terrore io possa crescere ancora. Alimenterai le mie acque con le gocce di vita che strapperai ai predestinati, quando io te lo ordinerò. Da adesso prenderai il posto dei sacerdoti che hai sterminato. Lo farai perché io te lo ordino. Lo farai perché altrimenti ogni tuo sogno sarà abitato dalle mie onde. Perché altrimenti la tua anima vagherà per sempre tra le mie acque. -
Un’onda mi travolge. Vengo risucchiato dai flutti di quel mare. Cerco di prendere ossigeno, ma alla prima boccata ingoio soltanto acqua rossa. Ha il sapore del sale e del sangue marcio. Vengo trascinato verso il largo. Accanto a me sfilano centinaia di corpi. Galleggiano nell’acqua, mi danzano attorno, sembrano osservarmi ma sono tutti privi di occhi. Alcuni si aggrappano alle mie gambe, tirandomi giù, ed io non ho la forza ti liberarmi. Uno di questi afferra la mia testa e mi fissa con le orbite vuote.
- Io sono Ilu Limnu. Io sono il mare primordiale, la creazione prima, la forza distruttrice. Io risiedo in ogni goccia dei mari della terra, in ogni granello di sabbia, in ogni sogno. Io sono Ilu Limnu, padrone tuo. -
Quando riapro gli occhi sono nuovamente nel tempio. Respiro affannosamente, come se fossi stato per molto tempo senza aria. Indosso la mia divisa e sono completamente fradicio. Mi guardo intorno. Cerco i miei compagni e li trovo accasciati sui gradini. Tossiscono e riprendono anche loro fiato.
Cosa diavolo è successo? Anche Bud e Jeremy hanno vissuto lo stesso mio incubo? Vorrei poterglielo chiedere, ma un conato mi assale. Piegato in due, vomito acqua mischiata a sangue.
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