sabato 17 ottobre 2009

La babele di carne e catrame: Capitolo V




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La Babele di Carne e Catrame è un racconto misto a elaborazioni grafiche di  Charles Huxley,
che vi condurrà in un attualissimo futuro.
Edito dalla Edizioni Willoworld attraverso il servizio di autopubblicazione Lulu,
é il secondo lavoro di Valentino Vannozzi, dopo la raccolta di poesie e pensieri intitolata
Alla Ricerca del Dio Senza Croce.
Novocaina vi ripropone questo racconto pubblicando un capitolo alla settimana.
Buona lettura...
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Il cielo era striato di viola e di giallo, un effetto meraviglioso per chi non sospettava cosa lo rendesse tale.


L’uomo dovrebbe sempre ricordarsi di essere figlio della Natura e non il padrone.


Mi soffermai a guardare, cercando di concentrarmi sui pensieri che sfrecciavano veloci nel mio cervello. Venni tentato di ingoiare una delle tre pillole, ma erano anni ormai che non prendevo niente se non al sicuro tra le quattro mura di casa. Al sicuro nella mia grotta, con una finestra sul mondo.
La mia pietra non sarebbe stata lavorata quella sera. Preferii non farlo, sicuro che avrebbe preso sfaccettature ingestibili.


Un gatto mi passò tra le gambe, riportandomi alla realtà. Chinò una testa tra le zampe leccandosi. L’altra mi guardò storto.


Affrettai il passo, sguardo basso per non incrociarne altri, alieno sulla terra, fuggiasco. Nascosto come un ladro cercavo ogni ombra. Questa città non era più mia. Questa città non aveva più abitanti.


Bramai fortemente un sorso di Smash e il Canon in D di Pachelbel suonato forte, potente. Bramavo che quelle note uscissero dalle casse sfondando il velo. Bramavo la pace. Fuggiasco camminai ancora.


Le fabbriche abbandonate facevano da cornice al degrado urbano. A cosa noi stessi avevamo creato non prendendoci cura di quello che ci stava attorno, lasciandolo in mano ad altri. Derogandone ancora una volta la responsabilità. Quella stessa responsabilità che una volta ci dava il diritto di essere chiamati Uomini.


Passai accanto a molte persone. Non starò a raccontare in quanti e cosa cercarono di vendermi. Il libero scambio, la condivisione, la comunione avevano lasciato posto ad un freddo e spietato stormo di avvoltoi affamati. L’uomo, ancora una volta, aveva male interpretato il significato di libertà e quella favolosa Dea ci aveva nuovamente abbandonato, schifata dalla violenza subita. Dall’ignoranza incontrata.


Continuai quella passeggiata forzata, sorpassando persone, lasciandomele alle spalle. Superai gente che non avevano niente a che fare con me, persone per cui non provavo niente, nessun sentimento, nessuna emozione. La cosa più strana è che uno di loro potrebbe essere la persona più importante della mia vita. Solo che la parola importante, non racchiude sempre un significato positivo e difficilmente cerchiamo qualcosa in uno sconosciuto. Grave errore.
Lo scanner ottico riconobbe la mia retina e mi dette il benvenuto con una voce calda e suadente. Rientrai in casa, finalmente. Pochi istanti ed il caffè era pronto. Con la tazza tra le mani, appoggiai la fronte alla grande finestra che dava sul viale principale. Era quasi l’alba ma il traffico non accennava a diminuire. Solo adesso mi accorsi che i miei muscoli erano ancora in tensione, come quelli di un antico guerriero appena finita la battaglia.


Ripensai ai booster, allo spacciatore che avevo steso durante il cammino. Ripensai alla ragazza con gli occhi venduti, a quanto il suo sguardo era ormai lontano dall’essere umano. Ripensai a Jesus, alle sue parole, a come la gente si rifugiava dentro un sogno elettronico, fatto di musica posticcia.
Quanto avevamo perso durante il cammino? Quanto veloce l’uomo dimentica le sue origini, per abbandonarsi ad una facile corrente, come un pesce morto in un fiume in piena.
Ricordai finalmente perché ero uscito di casa quel pomeriggio.
Ricordai che volevo ancora una volta osservare il lento declino della razza umana, per ricordare chi ero per non scordare di farne parte, per non sentirmi meno colpevole.


Distrattamente misi la mano in tasca ed incontrai le tre pillole.
Ne ingoiai velocemente una con un sorso di caffè, ormai freddo. Ne ingoiai velocemente un'altra, per difendermi da quella Babele di carne e catrame.

F I N E

1 commento:

Un pessimista è un ottimista ben informato