venerdì 20 novembre 2009

Il seme dell'odio: Capitolo VI -Casbah-



Un romanzo breve di:
Jack Lombroso & Jonathan Macini

Ogni settimana un capitolo tutto per voi,
qua su Novocaina
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CI TENIAMO A PRECISARE CHE I CONCETTI ESPRESSI NEL RACCONTO "IL SEME DELL'ODIO" NON RISPECCHIANO NE' LA MENTALITA' DEGLI AUTORI DEL BLOG NE' TANTOMENO QUELLA DEGLI AUTORI DEL RACCONTO.
RITENIAMO CHE OGNI FORMA DI RAZZISMO SIA TERRIBILE E INVOLUTIVA PER TUTTA LA RAZZA UMANA.
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- Casbah -
Il piccolo scatta veloce mentre noi gli arranchiamo dietro. Gli zaini e la tenuta da battaglia non favoriscono i nostri movimenti. Ad ogni passo la sabbia si alza densa in nuvole opache. Bud arranca e sbuffa; è quasi senza fiato. La pancia prominente, tenuta stretta dalla mimetica, sobbalza di continuo. Jeremy ed io lo sorpassiamo, siamo più svelti e per un momento credo quasi di averlo raggiunto, il bastardino. Quel piccolo topo riesce a sfuggirmi per un soffio. Gli ho sfiorato i capelli con la punta delle dita, ma lui corre più veloce del vento, scarta rapido i rottami delle macchine bruciate, che tempestano lo sfondo di questo grottesco paesaggio.
- Corri... Corri cazzo! Corri! - Jeremy continua ad urlare a squarciagola, non capisco dove trovi il fiato. Il petto mi brucia come se stessi respirando fuoco, mentre l'aria caldissima sfasa la vista, trasformando tutto in un miraggio. Il bambino sembra invece correre sempre più veloce. Si infila in un portone. La parete dell'edificio è nera e sventrata in parte da una bomba; riesco a intravederne l’ interno. Senza pensare ci buttiamo a capofitto dentro il portone. Abbiamo riguadagnato qualche metro di distanza. Mi chiedo chi me lo fa fare. Chi mi costringe a correre a questo modo per prendere un dannato ragazzino che ha mandato a fare in culo Bud. In fondo il testa di cazzo meriterebbe di essere mandato a fare in culo ogni singolo istante.
Poi un demone assale la mia logica, sbranando la sua carne fresca, e mi ricordo COSA sto inseguendo. Non un essere umano, non un individuo, non un bambino. Ma un figlio di troia arabo che non capisce la verità. Che si ostina a non capire che noi siamo qui per fare del bene.
Poi smetto di prendermi per il culo e sento l'odore del sangue dentro il mio naso. Sento il suo sapore nella bocca. Nel cervello... Nel cervello... Nel cervello.


Il palazzo è quasi totalmente crollato. Solo un piccolo corridoio sulla mia destra è ancora intatto; la parete che dovrebbe starmi davanti, invece, non esiste più. I residui del muro sono sparsi ovunque. Calpesto i calcinacci che si sgretolano sotto gli anfibi. Varco una soglia inesistente. Appena attraverso quello che rimane di un arco con arabeschi scolpiti in bassorilievo, mi arresto di colpo. Jeremy non riesce a fermarsi prima di avermi spinto leggermente, facendomi entrare in un altro mondo.


Aromi dolci e pungenti mi assalgono il naso, ma la musica, che pare quasi stonata, cessa all’istante. Realizzo di essere appena entrato nella tana del lupo. Siamo dentro una casbah araba. Sento Jeremy alle mie spalle che sussurra “cazzo cazzo cazzo”, mentre uno scalpiccio precede l’arrivo di Bud.
Davanti a noi decine e decine di uomini. Ci sono bancarelle di ogni tipo sparse per tutto lo stretto cortile. Il tempo sembra fermarsi e ogni rumore cessa di esistere. Rimango immobile ad esaminare la scena, come se fossi un osservatore disinteressato. Dal silenzio e stasi totale ci ritroviamo in un caos primordiale. Donne e bambini cominciano a correre verso ogni anfratto presente, mentre la gente, destata come da un sogno, comincia a urlare in quella cazzo di lingua. L'atteggiamento è minaccioso, ma nessuno si avvicina a noi. Adesso siamo in fila, Bud alla mia sinistra e Jeremy sulla destra.
- Che cazzo facciamo? - A Jeremy trema la voce ed io stringo più forte il fucile. Giro appena lo sguardo verso Bud per accertarmi che non faccia cazzate, e glielo dico piano, appena un sussurro. Non so neanche se riesco a finire la frase, quando il braccio destro di Bud comincia a zampillare sangue.
- Merda! Merda! - Dagli angoli più bui escono fuori uomini armati. Cominciano a spararci contro. Jeremy è il primo a rimbucare la porta, mentre io mi tiro dietro Bud che sta sventagliando con l'M 15.
Ho appena sorpassato il portone annerito, quando un mattone all'altezza della mia tempia esplode. I frammenti mi schizzano in faccia graffiandomi. Pochi centimetri più a destra e la mia testa sarebbe esplosa. Sparo a casaccio senza guardare né voltarmi. Due passi e il sole ci abbaglia come una torcia puntata sugli occhi.
Sento ancora qualche sparo in lontananza, mentre mi metto alla guida della Jeep. Il tragitto di ritorno sono sicuro di averlo fatto nella metà del tempo dell'andata, e solo quando arriviamo al mezzo mi accorgo che sto ancora tenendo Bud per la mimetica. Lui preme sul braccio che continua a sanguinare, ma sta bene; impreca tra i denti.
Ingrano la prima e schiaccio il pedale, come a volerlo spezzare.


Saluto Jeremy. Tutto d'un colpo mi è preso un sonno incredibile. Non faccio altro che dormire da quando sono tornato. Dormirei tutto il giorno... Dormirei per sempre se potessi.
Riesco a fare tre passi fuori dal locale prima che una pattuglia della polizia mi pianti i fari addosso. Merda, non ci voleva!

- La prossima settimana il 7° capitolo -

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