giovedì 22 aprile 2010

THE PATROLMAN: Gran Finale

Si conclude oggi con questi due ultimi capitoli l’epopea di Joe Roberts, una storia mozzafiato di Massimo Mangani. Il racconto è ispirato al famoso pezzo di Bruce Springsteen “Highway Patrolman”. L’autore, chiedendosi che fine avesse fatto il Franky della canzone, ha incominciato a buttar giù questa sorta di “pulp on the road” che da Rock City, città immaginaria che ricorda Los Angeles, ci ha condotti fino al Canada.

I miei più sentiti complimenti a Massimo che ci ha reso partecipi di questa bellissima avventura. Leggetela dall’inizio sfogliando tutti gli interventi a questo link. Per chi invece ci ha seguito fino ad oggi, ecco qui sotto i capitoli conclusivi del racconto. Buona lettura e buon ascolto! (più avanti troverete anche la versione di Johnny Cash).

CAPITOLO 18

Non riesco a credere alle mie orecchie, lo hanno chiamato “capo”… Franky… non è possibile, qualcosa non quadra, devo assolutamente parlare con lui, dentro di me sento strane vibrazioni… probabilmente prima che mi asportassero il tumore sarebbe stato il preambolo dell’apparizione dei miei piccoli amici… devo raggiungere mio fratello, non riesco a costruire la storia… deve spiegare… ha moooolto da spiegare.
Sento la porta che si apre, passi che scendono le scale, sono almeno due uomini. Da dietro il pancale dove sto nascosto riesco a intravedere gli ultimi gradini, Individui armati appaiono, sono almeno tre, si guardano in giro con circospezione. Stringo l’AK 47 pronto a fare fuoco, non ne lascerò vivo nemmeno uno, devo liberare il campo e salire quella maledetta scala. I tre si separano, uno viene verso di me, gli altri due spariscono nella semi oscurità… sento i passi avvicinarsi, arriva dal lato destro, io mi sposto sulla sinistra, aspetto, l’uomo si ferma. Ad occhio e croce deve trovarsi a pochi passi dal pancale, sulla diagonale opposta a dove mi trovo io, i passi riprendono, la cosa migliore è aspettarlo, prendo la mira, lentamente l’uomo inizia a girare intorno alle casse, vedo la canna della sua pistola spuntare dietro l’angolo, trattengo il respiro… improvvisamente appare, stringe l’arma con due mani, sta prendendo la mira ma io posso giocare d’anticipo… il proiettile dell’AK 47 gli dilania il petto, schizzi di sangue e frammenti di midollo osseo schizzano sul muro dietro di lui, si affloscia come una marionetta senza fili, una pozza di sangue si forma all’istante sotto il suo corpo, l’eco dello sparo sta ancora rimbombando nel capannone.
Sento lo scalpiccio dei passi degli altri due uomini che si avvicinano di nuovo, devo giocare sul fattore sorpresa, appena penso di poterli avere a portata di tiro schizzo fuori sparando all’impazzata, il primo cade con la testa frantumata, l’altro riesce a scansare il colpo, si butta per terra, prende la mira e spara colpendomi di striscio ad un polpaccio, sento bruciare, la ferita inizia subito a sanguinare… sparo ancora verso di lui, vedo la gamba destra che gli esplode, il sangue schizza a fiotti dalla femorale, l’uomo urla, gli punto ancora la mia arma contro, stavolta prendo la mira… la testa gli esplode.
La strada dovrebbe essere libera adesso, corro verso le scale, mi butto dietro ad un altro pancale per vedere se qualcuno mi sta prendendo di mira… non so quanti uomini vivi ci sono ancora… oltre Franky.
Con il fiatone inizio a pensare a come potrebbero essere andati i fatti… dopo aver ucciso quel ragazzo giù a Perrineville Franky è scappato in Canada, si è affiliato ad una banda di trafficanti e ne è diventato il capo… ma perché mentire a Maria… perché la messinscena della telefonata? Forse perché lo credessimo morto, perché non lo andassimo mai a cercare… in fondo adesso sta cercando di farmi fuori, ma la cosa non deve piacergli… conoscendolo!
Improvvisamente, nell’assoluto silezio sento la voce di Franky, proviene dal soppalco: -”Tanto non avete più nessuna possibilità…”
Un’altra voce, con forte accento francese lo interrompe: -”Zitto lurido bastardo, adesso è l’ora di farla finita, dopo che saremo riusciti ad ammazzare quel federale, arriverà il tuo turno!”
-”Non vi servirà a niente, avete le ore contate…”
Una terza voce si intromette: -”Hey capo, mi domando come abbia fatto, lo abbiamo accompagnato anche al cesso, tenuto d’occhio 24 ore su 24…”
Tiro un sospiro di sollievo, il capo non è Franky… è quella merda dall’accento francese, lo stanno davvero tenendo prigioniero… ora si tratta di scoprire cosa c’è dietro.
Esco dal nascondiglio, raggiungo la rampa, inizio a salire lentamente, mooolto lentamente, non devo farmi assolutamente sentire… nel frattempo ho cambiato il caricatore al fucile, ho controllato anche quello della 44, manca un colpo.
La voce francese riprende a parlare: -”Sarà il caso di andare a vedere cos’è successo, non sento più niente giù, devono averlo fatto fuori ma ho il sospetto che anche i ragazzi non se la passino bene, saranno stati sparati almeno 100 colpi!”
-”Vado capo!”
Arrivo in cima alle scale, mi appiattisco alla parete, aspetto che la porta si apra, mentre l’uomo esce gli faccio lo sgambetto, ruzzola giù per le scale, gli sparo una decina di colpi, quando arriva in fondo una buona parte del suo corpo è ridotto ad una poltiglia sanguinolenta, entro nel soppalco pronto a sparare ancora, mi blocco subito. Un ciccione sta puntando una pistola alla tempia di Franky, mi guarda con un ghigno, Franky ha un paio di manette ai polsi…
-”Butta il fucile stronzo o il cervello del tuo compare sarà la cena dei topi che infestano questo lurido posto!”
Franky mi guarda… compare… lo sguardo eloquente… fai quello che dice. Lascio cadere l’AK-47 per terra, lo allontano da me con un calcio, il maiale non sa della 44!
Tutto avviene così in fretta che non riesco a rendermi conto di nulla, il mangiarane si volta verso di me, mi tiene sotto tiro, inizia a chinarsi per raccogliere il fucile, improvvisamente Franky si alza, lo colpisce con violenza alla nuca con entrambe le mani, le manette lo mettono quasi KO, io estraggo la 44, mentre premo il grilletto il ciccione mi punta contro la sua arma… i colpi partono simultaneamente… mentre vedo volare via la sua calotta cranica, sento una specia di botta fortissima sulla mia fronte, rimango stordito per qualche istante, vedo Franky che si precipita verso di me, sta urlando qualcosa, dal labiale mi pare un NOOOOOOOOOOO!
Del liquido appiccicaticcio inizia a colarmi sugli occhi, le gambe mi cedono, l’impatto con il pavimento è piuttosto forte, resto immobile a fissare la lampadina sul soffitto, stranamente non provo alcun dolore… Franky si china su di me… vedo i movimenti al rallentatore, non sento alcun suono… Le mani di Franky mi accarezzano i capelli, ogni tanto si ritraggono, passano sul suo viso che si imbratta del mio sangue, poi iniziano ad accarezzarmi di nuovo… vedo le lacrime che sgorgano dai suoi occhi, le labbra si muovono… -”Non morire Joe, ti prego, tieni duro… JOEEEEEEEE!!!!”
Meglio così fratellino, dammi retta, meglio così! Sento sempre più freddo, ho sonno, moooolto sonno, Franky continua a piangere, arrivano altri uomini, alcuni hanno le divise della Guardia Nazionale canadese, altri le pettorine dell’FBI… lo sapevo vecchio Franky… lo sapevo che eri a posto… i fratelli servono anche per questo no?
Inizio a sentirmi bene, maledettamente bene, in fondo preferisco crepare in questo modo piuttosto che in un letto di ospedale col catetere infilato nell’uccello ed un ago nel braccio!
Eccoli i miei piccoli amici, vedo le loro ombre ballonzolare davanti a me…
-”È ora di andare Joe!”
-”Il piano è andato a buon fine!”
-”Vieni, seguici Joe!”
Con grandissimo sforzo riesco a dire: -”Chi siete?”
-”Non lo hai ancora capito Joe?”
-”Siamo la tua coscienza, ti abbiamo semplicemente guidato fin qui!”
-”Quella sera Joe, hai lasciato andare via tuo fratello, ma la colpa più grave non è quella, è che lo hai lasciato solo…”
-”…a combattere” Merda!
“Tutto quello che hai fatto, gli atti di giustizia a Rock City, in Messico hanno compensato quella colpa…”
“…noi ti abbiamo solo mostrato quello che sapevi già… dal sexy shop in poi… noi siamo la parte buona del mostro che ti ha invaso!”
“…il nostro compito finale era riportarti qui, aiutare Franky… saldare una volta per tutte il tuo debito!”
-”È ora di andare Joe……”
Sento freddo, mooolto freddo, il mio respiro si sffievolisce… si affievolisce… si affievolisce…
Franky è ancora inginocchiato, riesco a parlare: -”Và da Maria… i ragazzi… un padre!”
Franky annuisce, riesco ancora a chiedere: “Perché?”
Franky si fruga nella tasca interna della giacca, estrae un portadocumenti nero, me lo mostra… c’è un tesserino con la sua foto… Federal Bureau of Investigation… agente speciale Franky Roberts… annuisco… ora posso crepare in pace!

CAPITOLO 19

Dalle memorie di Franky Roberts
Perrineville, 15 Aprile 2010

Non fui io ad uccidere il ragazzo quella sera di 35 anni fa laggiù a Perrineville. Per la verità è una storia lunga ma credo sia arrivato il momento di raccontarla, se non altro perché ha causato la tragica morte di mio fratello Joe diversi anni dopo.
Quando tornai dal Vietnam devo dire che rimasi piuttosto sconvolto nel trovare Maria sposata con mio fratello; in fondo era la mia ragazza.
Inizialmente il dolore fu talmente forte che mi misi a bere, in Paese tutti erano convinti che fossi impazzito, che l’inferno del Vietnam mi avesse ridotto come tanti altri sopravvissuti, un elemento pericoloso per la società. Provai a riprendermi la mia vita, ma senza un lavoro e senza Maria era davvero dura.
Incontrai Jason una sera d’inverno, eravamo stati insieme a Saigon, gli raccontai le mie disgrazie, mi disse che era entrato nel Bureau, che avevano bisogno di gente in gamba, mi lasciò il suo biglietto da visita. Qualche mese dopo divenni agente federale, assegnato ad operazioni sotto copertura; nel frattempo mi ero ripulito, l’alcool era solo un brutto ricordo. Tuttavia dovevo continuare a comportarmi come uno svitato per non destare sospetti in attesa dell’assegnazione di un incarico.
Finalmente fui messo in contatto con una banda di trafficanti canadesi, con basi anche nel New Jersey: avrei dovuto infiltrarmi ed informare i miei superiori su tutte le loro attività… scoprii che non si occupavano soltanto di droga, ma anche di traffico di armi e prostitute.
Riuscii anche a scoprire che la loro base operativa si trovava a Saskatoon ed iniziai ad andarci piuttosto spesso finché guadagnai la fiducia di Hector Marceau, il capo.
Divenni responsabile dello smistamento nel New Jersey, il Bureau acquistò un capannone dove stipare armi e droga… l’idea non era quella di sgominare subito la gang ma di tenerla d’occhio per un pò in modo da scoprire eventuali collegamenti con pesci più grossi.
Durante una delle mie trasferte conobbi George, un ragazzino di vent’anni arruolato dalla banda come fattorino, Hector mi affidò il compito di svezzarlo, la prima missione era portare una prostituta minorenne ad un ricco produttore di Hollywood, era sottinteso che durante il viaggio avremmo potuto disporne a nostro piacimento.
A metà del viaggio avvenne l’irreparabile, i due ragazzi si innamorarono, quell’amore puro ed intenso di cui solo gli adolescenti sono capaci.
George provò a fuggire con la ragazza, riuscii a fermarlo e feci la mia prima cazzata, la cosa che un agente sotto copertura non deve mai fare…..gli rivelai la mia identità.
Consapevole dei rischi a cui ci stavamo esponendo, li portai a Perrineville pensando di mettere tutti al sicuro. Abbagliato da quell’amore in cui rivedevo ciò che avevo provato io per Maria, feci la seconda cazzata, preparai la loro fuga, la pianificai nei minimi particolari. In realtà, avessi avuto un barlume di lucidità avrei dovuto avvertire i miei superiori di tutto il casino e far mettere i ragazzi sotto protezione… ma non lo feci.
La famosa sera accadde che un membro della gang in trasferta riconobbe i due ragazzi che si preparavano a partire… successe in un locale a Nord di Perrinville… iniziò ad insidiare la ragazza, ad offenderla, poi disse che se non gliel’avesse data sarebbe corso da Hector a spifferare tutto, compreso il fatto che io non avevo portato a termine la missione. George provò a reagire, ci fu una colluttazione, George ebbe la peggio, si ritrovò con il cranio fracassato, io arrivai dopo una decina di minuti, il ragazzo era già morto. Riuscii a farmi raccontare dalla piccola cosa era successo, poi sentii in lontananza la sirena dell’auto di pattuglia di mio fratello Joe. Dissi alla ragazza di mentire: “Quando il polziotto ti chiederà chi è stato, tu digli che è stato Franky” Era l’unico modo per depistare le indagini, nemmeno Joe sapeva del mio lavoro all’FBI, pensava che fossi ancora uno spiantato!
Inseguito da Joe riuscii a varcare il confine con il Canada, raggiunsi il membro della gang che aveva ucciso George e lo freddai con grandissimo piacere, poi mi recai a Saskatoon e da laggiù avvertii i miei superiori che mi ordinarono di rimanerci continuando a fornire informazioni.
Le cose andarono bene per molto tempo, grazie alle mie dritte l’FBI riusciva a scoprire e smantellare enormi traffici di droga ed armi.
La cosa deve aver insospettito Hector che ha iniziato a guardarsi le spalle, alla fine, non so come, ha scoperto che all’interno della banda c’era una talpa e che quella talpa ero io.
Così sono passato da agente informatore del Bureau ad informatore di Hector Marceau. Dopo avermi fatto prigioniero, invece di ammazzarmi mi hanno costretto a fare il doppio gioco, hanno installato una ricetrasmittente nella base da dove poter parlare direttamente con il distretto di New York, fornendo informazioni imprecise o false ai miei colleghi. Nonostante fossi controllato giorno e notte, sono riuscito a mettere la pulce nell’orecchio al comandante del distretto… quando Joe è arrivato, anche l’ FBI era già in viaggio…
La morte di Joe ha segnato il resto della mia vita, mi sento maledettamente in colpa, sono sicuro che in qualche modo l’ho attirato io verso la fine… deve aver sentito il mio richiamo… non so come spiegare… tra fratelli è una cosa piuttosto normale… dopo essere stato fatto prigioniero dalla gang ho iniziato a sognarlo spesso, lui deve aver percepito qesti sogni.
Ha lasciato Rock City e si è messo sulle mie tracce… diavolo… era mio fratello!
Ti voglio bene Joe, ovunque tu sia ti voglio maledettamente bene!

Massimo Mangani – Altri Capitoli

HIGHWAY PATROLMAN

My name is Joe Roberts; I work for the state.
I’m a sergeant out of Perrineville: barracks number eight.
I’ve always done an honest job; honest as I could.
Got a brother named Frankie; Frankie ain’t no good.

Well ever since we were young kids, it’s been the same come down:
I’d get a call on the shortwave; Frankie’s in trouble down town.
Well if it was any other man, I’d put him straight away.
But sometimes when it’s your brother, you look the other way.

Yeah, me and Frankie laughin’ and drinkin’;
Nothin’ feels better than blood on blood.
Takin’ turns dancin’ with Maria,
While the band played “The Night of the Johnstown Flood”.
I catch him when he’s strayin’, like any brother should.
Man turns his back on his family, he ain’t no good.

Well Frankie went into the army back in 1965,
I got a farm deferment, settled down, took Maria for my wife.
But them wheat prices kept on droppin’, ’til it was like we’s gettin’ robbed.
Frankie came home in `68, and me, I took this job.

Yeah, me and Frankie laughin’ and drinkin’;
Nothin’ feels better than blood on blood.
Takin’ turns dancin’ with Maria,
While the band played “The Night of the Johnstown Flood”.
I catch him when he’s strayin’,
Teach him how to walk that line.
Man turns his back on his family, ain’t no friend of mine.

The night was like any other, I got a call `bout a quarter-to-nine.
There was trouble at a roadhouse, out on the Michigan line.
There was a kid on the floor lookin’ bad, bleedin’ hard from his head.
There was a girl cryin’ at a table: “It was Frankie,” she said.

I ran out and I jumped in my car and I hit the lights.
I musta done about a hundred and ten, through Michigan county that night.
It was down by the crossroads, out by Willow Bank.
Seen a Buick with Ohio plates; behind the wheel was Frank.

Well I chased him through them county roads.
‘Til a sign said “Canadian border five miles from here”.
Pulled over to the side of the highway,
Watched the tail-lights disappear.

Yeah, me and Frankie laughin’ and drinkin’;
Nothin’ feels better than blood on blood.
Takin’ turns dancin’ with Maria,
While the band played “The Night of the Johnstown Flood”.
I catch him when he’s strayin’, like any brother should.
Man turns his back on his family, he ain’t no good.

Written by Bruce Springsteen

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