lunedì 5 ottobre 2009

La numero centotre




Poche mosse e il lavoro è finito. Torna a casa guidando piano.
Entra e si toglie le scarpe. Gira lento per la stanza guardando con attenzione i libri che tiene sugli scaffali. Sfoglia le pagine di una raccolta di poesie di Garcia Lorca.
Piega l'angolo della pagina quando ne incontra una che gli piace. Sa che difficilmente riaprirà quel libro, eppure segna ogni poesia che trova bella. Sulla pianta grassa che tiene vicino alla finestra è spuntato un piccolo fiore. Viola.
Legge distrattamente la posta, mentre sorseggia la birra che ha tirato fuori dal frigo una decina di minuti prima. Non l'ama troppo fredda.
Mentre la vasca si riempie finisce la birra e ne stappa un'altra.
Un grammo chiuso tutto dentro una cartina allevierà i suoi pensieri.


Acqua calda, quasi bollente. Una soffice schiuma bianca lo avvolge.
La birra rimane appoggiata sul bordo della vasca mentre lui scivola lento in un magnifico torpore.


Accappatoio legato lente. La musica è bassa: un notturno di Chopin. La candela brucia solitaria schiarendo appena la stanza, mentre un aroma di rosa si sparge nell'aria dal bastoncino d'incenso.


Relax. Non serve altro adesso.


Fino a domani mattina nessuno scoprirà il corpo di Teresa.
Nessuno troverà la bionda chioma imbrattata di rosso, la gola aperta come un secondo sorriso.
Il corpo bianco dalle forme sensuali, steso sul letto ricoperto di seta.


Fuori la pioggia accompagna Chopin. Terza birra, Secondo grammo.


Relax. Non serve altro dopo un lavoro ben fatto.


Le suole di gomma non hanno fatto rumore. La serratura ha ceduto dopo il primo tentativo. Teresa neanche si è accorta di cosa le ha tolto la vita. La lama affilata è corsa veloce tagliando la pelle, arrivando alla carne, superandola, mentre tranciava le vene.
Subito il sangue ha zampillato veloce, caldo aroma che buca il cervello, che riscalda i pensieri.


Le strade erano deserte a quell'ora, mentre la città dorme sotto i lenzuoli caldi, al sicuro nelle tane di cemento. La luna si rifletteva sull'asfalto bagnato, intanto un cane ululava lontano.


Teresa ora dorme, dormirà per sempre. Vittima numero centotre del repertorio di un professionista. Domani qualcuno piangerà ma a lui non interessa. Domani sarà il suo giorno di riposo.


La pioggia continua a battere sul vetro. Il rumore lo rilassa, accompagna lento il chiudersi degli occhi. Scivola in un sonno dolce mentre si allunga sul divano.


Chopin continua a suonare.

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