venerdì 28 agosto 2009

Dialogo sulla panchina





















Watariamba: … … … C'è qualcosa di mefitico nell'aria, una sorta di mantello depressivo che ottunde il cervello e impigrisce le membra… Più incubi che sogni, diventa complesso discernere quello che ci viene inculcato rispetto da quello che acquisiamo noi stessi come conoscenza. E' complesso scegliere attivamente, molto più facile mettere in condizioni gli eventi di scegliere per noi. Non ho ancora strappato completamente il drappo, ne so se mai ce la farò, ma di due cose sono certo: cambiare porta stimoli e qui ormai non abbiamo più niente da dire.



Karacos: Delle volte mi viene da fermarmi in mezzo alla strada e urlare: Oh ma dormite o cosa!? Sembra che tutti si trascinino scuotendo la testa; abbandonati alla corrente.



Watariamba: Che cazzo stiamo facendo di noi stessi, del nostro tempo? Lavoriamo come schiavi e siamo talmente cotti che nei rari momenti liberi non riusciamo a coltivare l' unica cosa alla quale dovremmo veramente pensare: noi stessi. "Se mi inginocchierò sarà solo per prendere la mira"

Forse non morirò crivellato dai colpi, ma camminare con tutto questo piombo in corpo sta diventando faticoso.



Karacos: Qua le soluzioni sono due: Abbandonarsi o stare male... Non ne esiste una terza... Non c'è la possibilità di evolversi, di seguire un cammino. La strada è sempre più buia e circondata da comode panchine. Ci spingono a sederci ed attendere. Stasi completa. Morte del pensiero. Altro che appeso, le monete che scivolano lontano valgono mille e più tesori.



Watariamba: We must to leave…



Karacos: MUST purtroppo è la realtà... Non una scelta ma un obbligo, per la preservazione di noi stessi.



Watariamba: Decisamente... Vorrei soltanto avere un cazzo di momento per schiarirmi le idee. Possibile che si debba sempre vivere under pressure?!



Karacos: È la maniera migliore per controllare il tutto. Tenere chiunque sotto pressione costante.



Watariamba: Ed è anche una delle cose più complesse da combattere, soprattutto se devi lavorare per vivere.



Karacos: Appunto... Qua non viviamo... Sopravviviamo, che è una condizione di vita troppo misera per i miei gusti… Stiamo cercando di piantare, a mani nude, fiori di orchidea nel cemento.




I due si alzarono dalla panchina e si allontanarono.

Io; mi stappai la seconda bottiglia di rosso.




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