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mercoledì 30 giugno 2010

LA BALLERINA

Girava, saltava, si contorceva soltanto per me. In sogno veniva a trovarmi ogni volta che che lasciavo le porte della mente spalancate. Questo succedeva di solito quando non ne potevo più dell'ufficio e me ne andavo in campagna, a casa di Guglielmo. Lui mischiava fiori esotici a radici campestri. La tisana faceva rilassare ed apriva la mente, a quanto diceva il mio amico, ed allora arrivava la ballerina.
Potevo distinguere un arco dietro di lei, e più oltre una scura foresta. Sapevo che la foresta significava qualcosa di definitivo, ma non specificatamente qualcosa di brutto.
“Intratteniamoci insieme, fino a quando durerà...”

Jonathan Macini per La Giostra di Dante e 101 Parole

Illustrazione di Charles Huxley

lunedì 15 marzo 2010

Stanza n° 69

Da questo lavoro dipende tutto.
Le suole di gomma sono silenziose sulla moquette dell'albergo. I guanti ce li ho, il silenziatore è avvitato. Bene. La tipa non doveva fare il doppio gioco. Alla fine se lo merita. Peccato però, è davvero bella con quei capelli biondi e lisci. Curve perfette. Ma il Boss ha deciso così.
Apro la porta. Diventerò il migliore lo so. Mi avvicino al letto, illuminato dalla piccola torcia. Ci sono. Ecco. Il silenziatore attenua il colpo. Ce l'ho fatta. Il boss sarà contento. Accendo la luce. Cazzo! È una vecchia. Camera N° 99. Merda, ho sbagliato stanza.

lunedì 11 gennaio 2010

L'UOMO CON TUTTE LE RISPOSTE

Al suo risveglio scoprì di non avere più alcun dubbio, e ciò lo rese inquieto. Camminò quel pezzo di strada che percorreva ogni giorno per recarsi a lavoro, conscio di avere una risposta per ogni quesito, e si sentì soffocare. Sedette alla sua scrivania davanti allo schermo acceso, convinto di potersene restare lì tutto il giorno, immobile e sereno, perchè niente poteva ormai sorprenderlo.
Per questo motivo, nonostante il vento, la pioggia e i quindici piani sotto di lui, non esitò a spalancare la finestra dell'ufficio. E il telefonò squillò.
"Rispondo, poi si vedrà..." pensò.
Ma mise un piede in fallo.

mercoledì 28 ottobre 2009

DOTTOR JACOB

Con Layla giocavamo a fare i dottori...
Tutto incominciò per sbaglio, perché spesso succede così, la vita intendo, è tutta un dannatissimo errore! L’attrazione, il sesso, la complicità, l’amore (o quello che è) e poi le prime litigate, gli umori, le noie… Arriva il tempo in cui servono distrazioni, nuovi stimoli, accelerazioni cardiache e sballi di testa. Ti prende una fantasia che poi proponi al partner… e una cosa tira l’altra.
Quello stupido gioco risvegliò qualcosa in me che doveva rimanere per sempre sopito.
“Chiamami dottor Jacob” le dissi, avvicinandomi con il bisturi in mano.
Poi fu una pioggia di sangue.

lunedì 7 settembre 2009

L'ASCIA COLEMAN

Gli spaccai il cranio con un’ascia Coleman, in acciaio inox e carbonio. L’impatto fu preciso, quasi inatteso. Lui cercò di evitare il colpo ed invece andò incontro alla lama. Seguì un rumore freddo ma rotondo, una sorta di “TOC” con rimasugli liquidi, tipo “Flascch”. Sentii uno schizzo tiepido sulla guancia, ma non chiusi gli occhi. Il modo in cui l’arma si faceva strada tra la molliccia materia cerebrale era a dir poco affascinante. Tra il “Toc” e il “Flascch” avvertii un simpatico rantolo, l’urlo morente della mia vittima.
“Così impari a scoparti le donne degli altri”, dissi. Poi mi venne fame.

Un pessimista è un ottimista ben informato